#essereCSC per qualcuno significa anche esserci cresciuti dentro, in quello spazio “tra campi e capannoni” con il suo inconfondibile odore e la “sensazione calda” di essere nel posto giusto. Riattivate i vostri sensi con le parole di Stefania Dal Cucco, da 17 anni frequentatrice del CSC
Frequento il CSC da quando ho 19 anni. Mi ci ha portata il mio primo moroso, anzi ha disegnato su un foglio di carta la strada per arrivare da Thiene. Ricordo la biro blu che segnava un tragitto tra campi e capannoni. Ed eccolo a destra, il capanonne che cercavo. Ci parcheggi ed è subito una sensazione calda, quasi di timore. Ci puoi arrivare anche da sola e nessuno fa caso a te, ti senti accolta in modo “instabile”, ne fai parte. Il foglio mensile ciclostilato da seguire come le stazioni del rosario a maggio. Super concerti come gli Oneida, The Ex, El Guapo, Diana Darby, il festival Trasporti Marittimi. Le domeniche pomeriggio ho visto i film pazzeschi di Zbig Rybczyńsk e Richard Kern. L’opera dell’artista sloveno Danijel Zezelj appesa al muro? Io c’ero ma amavo molto anche le galline sul soffitto e i germogli delle patate. Per me il CSC è un locale di formazione. Abitare nel profondo nordest non è così male se ogni settembre, da 17 anni, ne senti già l’odore.