Å
Stefano Roveda - violino, piano, kalimba, sinth, theremin, percussioni, chitarra, cetra, caos pad, contrabasso, voce.
Andrea Faccioli chitarra, cetra, kalimba, piano, percussioni, voce.
Paolo Marocchio - batteria, percussioni, kalimba, cello, voce, piano, flauto, effetti.
Å è il nome di un trio di musicisti e polistrumentisti che sono riusciti a creare un inusuale mondo sonoro partendo da strumenti tradizionali come violino, percussioni, chitarra e piano, con l´aggiunta di percussioni esotiche, synth e theremin.
Sebbene l´ascoltatore più attento possa rintracciare nella loro proposta influenze di krautrock e primo minimalismo (Tony Conrad e Faust in primis), oppure tracce di sperimentalismi più o meno recenti, la musica degli Å rimane profondamente italiana in termini di suono, spazio e tempo.
Intensamente personale, piena di immaginazione, a tratti bizzarra, nostalgica e coraggiosa allo stesso tempo, la musica di Å è costruita a partire da composizioni spontanee ed improvvisazioni, in un secondo tempo arrangiate da Xabier Iriondo.
Hanno suonato assieme a Tony Conrad nella sua recente ed unica performance in Italia.
RECENSIONI
Un´avventura eterea, una trance psichedelica, un viaggio nell´acido: si potrebbe definire così questo disco dell´etichetta d´avanguardia Die schachtel. Sarebbe comodo, veloce ma terribilmente ingiusto nei confronti di questo album che in America è già stato esaurito ed è in ristampa.
Lontano dall´essere un lavoro scontato e autoreferenziale, l´esordio degli A è un disco costruito su atmosfere e suoni ricercatissimi.
L´influenze si possono cercare nella scena kraut rock tedesca, in particolare in gruppi come Can e Faust, maestri dei tagli e delle sovraincisioni. Ma non stiamo certo parlando di un disco monotematico , perchè le sonorità interessate non finiscono qua: trame care al cosidetto post rock (god!speed you black emperor, tortoise), Violini in loop come insegnano i maestri Tony conrad e J. Cale, un certo free jazz pianistico ed atmosfere psichedeliche davvero inquietanti,oscure, rumorose.(in certi sprazzi ricordano un pò i dischi ´´ambientali´´ di O´Rourke, o alcune cose di Cage).
Dettate le influenze, i nostri ci mettono parecchio del loro, amalgamando questo impasto sonoro ricchissimo con una preparazione tecnica invidiabile ed una cura ai limiti del maniacale dei suoni.(i Pink floyd insegnano.)
Il mixaggio è stato affidato a Xabier iriondo che ha dato quel tocco in più a questo disco, rendendolo a primo impatto più ´´schizofrenico´´ . Con l´andare degli ascolti però quest´ idea lascia spazio ad una convinzione che in fondo il lavoro sia ben strutturato, e conserva in questi cambi d´atmosfera, a volte improvvisi, la sua forza nel stupire sempre l´ascoltatore.
(rockedintorni)
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Zeit 01. Dietro questa sigla si cela un duplice esordio, entusiasmante in entrambi i casi: la Die Schachtel inaugura una serie dedicata alle uscite contemporanee, e un terzetto italiano denominato Å debutta su cd. Scegliere l´evento più stimolante è estremamente difficile.
Ma procediamo con ordine. La Die Schachtel, fondata nel 2003, è un etichetta milanese specializzata in ristampe di materiale fuori catalogo o inedito di band e artisti italiani di stampo sperimentale-avanguardistico.
Merito loro la ristampa di "Dialoghi Del Presente" di Luciano Cilio o del recentissimo "Azioni" del Gruppo D´Improvvisazione Nuova Consonanza. Qualità estrema del materiale e attenzione al packaging sono le linee guida della label italiana, che, come spesso capita, fino ad ora ha ricevuto più attenzioni all´estero che in patria. Il secondo esordio è appunto quello degli Å (il cui nome, negli alfabeti scandinavi, dovrebbe voler dire "piccolo corso d´acqua"). Le informazioni riguardanti il gruppo sono scarse, il cd, uno splendido digipack triplo, riporta solamente i nomi dei tre componenti (Stefano Roveda, Andrea Faccioli e Paolo Marocchio), di Xabier Iriondo, responsabile degli arrangiamenti, dell´ editing e del mixaggio, e di Giuseppe Ielasi, occupatosi della registrazione."Avantgarde, kraut, improv, experimental, rock" è questa la definizione data dalla Die Schachtel, definizione calzante e fuorviante allo stesso tempo. Da un lato è vero che i riferimenti musicali appartengono in linea di massima a quell´area, ma d´altra parte sarebbe sbagliato immaginare la musica del trio come difficile o cervellotica. È musica viva, ricca di emozioni, è musica che soddisfa sia la mente che l´anima. È estremamente facile perdersi negli spazi evocati dalle melodie degli Å: si transita in un secondo da toccanti passaggi pianistici un po´ Satie un po´ Gastr Del Sol, sui quali di tanto in tanto si insinua una voce eterea, a momenti ritmico-percussivi in stile krauto ("My Memory Is Like A Film. That Is Why"), oppure a sublimi diradazioni quasi post-rock ("Through Everything In Between To Get To A Memory Of"), o perché no a pura estasi morriconiana ("It Is Happening In My Head.").
I pezzi, i cui titoli sono ricavati suddividendo un paragrafo di "Lo Strano Caso Del Cane Ucciso A Mezzanotte" di Mark Haddon, sono brevi bozzetti da pochi minuti ciascuno, che, come le parole di un testo scritto, si intersecano uno con l´altro a formare un´unità superiore. Momento centrale dell´album diventa quindi l´unico brano di una certa lunghezza: "Something A Long Time Ago. And There Are No Buttons, Either, Because", che nel suo incedere sintetizza le diverse anime del gruppo. Dalle percussioni thisheatiane (preme sottolineare che il sound di tutto l´album, ma della batteria in particolare, è qualcosa di magnifico) che si sfaldano progressivamente, si passa a un dolce lamento di violino, fino alla timida ripresa del ritmo verso la fine del pezzo. È un esordio molto promettente, un album che pur già eccellente di suo lascia intravedere ampi margini di miglioramento, a partire da una maggior attenzione alle intuizioni sparse nei vari brani che, non sembrando sempre essere messe a fuoco al meglio, possono far apparire il disco un po´ frammentario.
Aspettiamo fiduciosi la prossima uscita, consci, in ogni caso, di avere già in mano un album splendido.
(Ondarock)
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Gli Å, italiani da Verona, hanno l..onere di inaugurare Zeit, viatico trasversale all´interno della milanese Die Schachtel con l´occhio rivolto al presente.
Non si tratta dell´ennesimo ed encomiabile ripescaggio archivistico da parte della label, bensì di un gruppo nuovo con una storia simile a tante altre; ovvero un demo speranzoso arrivato sulla scrivania di un´etichetta. Mentre il supporto gira nel lettore, si nota come quella musica dall..appeal obliquo sposi ad hoc l´attitudine avveniristica della Die Schachtel.
Cosicché Stefano Roveda (violino, piano, kalimba, sinth, theremin, percussioni, chitarra, cetra, caos pad, contrabasso, voce), Andrea Faccioli (chitarra, cetra, kalimba, piano, percussioni, voce) e Paolo Marocchio (batteria, percussioni, kalimba, cello, voce, piano, flauto, effetti), rinchiusi nel proprio Cold Storage, impugnano il coraggio e la forza di rivedere ai raggi X un monstre à la Horizontal Hold, Something A Long Time Ago. And There Are No Buttons, Either, Because, protrarlo per oltre il quarto d´ora e vestirne i medesimi vessilli apocalittici. Stiamo parlando dei This Heat, una delle tante influenze del combo veneto che affronta il ventaglio di ascendenze (anche Faust, Conrad, chamber e drone music) come pochi italici oggigiorno.
Si odono essenze messianiche alla maniera degli Aktuala (ma anche un po´ Insiememusicadiversa) nella pagana press Rewind And Fast Forward And Pause Like On A Video Recorder, But More Like A Dvd Because I Don..t Have To Rewind, e si avvista quella trascendenza impressionista di Luciano Cilio (My Memory Has A Smell Track Which Is Like A Soundtrack. And When People Ask Me To Remember Something I Can Simply).
Si fantastica sui futuri eredi dei primissimi Tac (i Tomografia Assiale Computerizzata, nostrani di primi 80 che si azzardarono esemplari avant-rocker prima di darsi all´electro-dark) o/e Art Fleury (a quando la ventilata raccolta?), e si scopre, ma solo alla fine, che alla masterizzazione figura un tal Giuseppe Ielasi e agli arrangiamenti siede nientemeno che Xabier Iriondo. Chi vuol capire, capisca.. (7.5/10)
P.s. ogni brano ha come titolo versi sezionati da The Curious Incident Of The Dog In The Night-time (in Italia, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte), novella dell..inglese Mark Haddon.
(Sentireascoltare.com di Gianni Avella)
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Questo è un disco importante a prescindere dalla sua qualità che, come poi vedremo, è più che buona. È un disco importante perché rappresenta l´ingresso della Die Schachtel, che fino ad ora si era occupata di ristampe e produzioni d´archivio, in quella ristretta cerchia di etichette italiane dedita alla promozione della musica sperimentale contemporanea. Un nuovo marchio attivo e attento, all´interno di un panorama in fermento che ne ha davvero bisogno, è veramente una cosa di cui si sentiva la mancanza. Sappiamo che il team milanese si è già fatto un nome a livello internazionale per merito di una produzione oculata e di ottima qualità, e questo dovrebbe essere già un buon lasciapassare per la produzione futura, ma in ogni caso ci sentiamo in dovere di porgergli un sincero ‘in bocca al lupo´.
Ad ascoltare le primissime battute, ed anche qualche sprazzo successivo, questo potrebbe sembrare un disco dei Melvins, ma quasi subito il gioco si svela diverso e mostra un progressive che può trovar riferimento nei Soft Machine come negli AMM o nei Pink Floyd, ma nel quale si sentono soprattutto gli echi di uno dei gruppi più importanti di quella che fu la versione tedesca di quel genere, i Faust. Di questi ultimi, in particolare del loro primo LP, è riproposto il gusto per l´assemblaggio a 360 gradi, la capacità di dare un´identità unitaria a momenti sostanzialmente diversi quali possono essere un incedere di pifferi scoglionati, una melodia carpita alle corde da un archetto, una danza tribale di percussioni e una tenue aria minimale solfeggiata sulla tastiera del pianoforte… e poi le chitarre, gli oggetti e il crepitare dei corpi elettrici vivi. Materia in bilico, com´è nella regola del progressive migliore, e tenuta miracolosamente sul filo del rasoio evitando scivoloni nel kitsch più volgare e nello sperimentalismo più inconcludente. E il disco, anche se è frazionato in più brani, in realtà sembra concepito come opera unica e inscindibile, tant´è che i vari titoli sono stati ottenuti semplicemente suddividendo in più parti un passo letterario tratto da “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte” di Mark Haddon. Ma forse la scelta del titolo vuol suggerire qualcosa di più: che il disco va ascoltato alla stessa maniera in cui si legge un racconto o si guarda un film.
A tratti è presente l´ombra di una voce, ancor più illusoria di quella dei furono Starfuckers in “infrantumi”, ma l´esordio di questo ensemble altoatesino può essere considerato un´opera essenzialmente strumentale, un intenso compendio tratto da circa due ore di improvvisazioni effettuate fra le pareti di uno studio.
E non sarebbe tutto perché il disco offre molto di più, anche se qui è impossibile narrare ogni minuzia, rispetto alle calugini più evidenti di cui s´è detto.
Ad aiutare gli Å nel rush finale ci hanno penato due individui ben noti ai nostri lettori: Giuseppe Ielasi e Xabier Iriondo. Il primo si è occupato della masterizzazione e il suo intervento può aver giocato un ruolo significativo nella qualità sonora finale. Per quanto riguarda il secondo – sono accreditati a lui gli arrangiamenti, i trattamenti ed il mixaggio finali – può essere ben considerato come un quarto componente del gruppo. La consistenza del lavoro di Iriondo, che non è dato conoscere, può addirittura portare a porsi dubbi e domande sulla reale validità del terzetto. I lettori potranno appurare questa validità direttamente, dal momento che gli Å si stanno esibendo in una serie di concerti, ma anche se i tre musicisti dimostrassero di non essere all´altezza di quello che si intravede nel CD, il valore di quest´ultimo non ne sarebbe comunque sminuito. Davvero un bel lavoro.
(Sound and Silence)
http://www.myspace.com/cuboaa
http://www.die-schachtel.com/editions/dsZ01.htm
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