I Bellini sono un quartetto composto da Alexis Fleisig alla batteria (anche con Girls Against Boys,Paramount Styles,Obits ), Matthew Taylor al basso (ex The Romulans), Giovanna Cacciola alla voce (anche con Uzeda) e Agostino Tilotta alla chitarra (anche con Uzeda). Possono vantare centinaia di concerti fra USA, Canada, Europa, Giappone, su palchi talvolta condivisi con Shipping News, Shellac, Black Heart Procession, Mono, Parlour, Pinback, Poison Arrows e tanti altri. Hanno all’attivo tre albums registrato in collaborazione con Steve Albini (Shellac): “Snowing Sun”, “Small Stones” e “The Precious Prize Of Gravity”. Quanto sopra e’ il percorso di una band che non cerca definizioni di genere. Bellini affidano al proprio sound la voglia e la libertà di interagire direttamente con ogni singolo individuo, emotivamente e fisicamente, attraverso il suono, senza enfasi. I loro albums sono il risultato di sessioni live registrate in studio; il loro concerto è il frutto di un desiderio autentico di incontrarsi e incontrare altri a diverse latitudini e distanze. Per pura passione.
Centinaia di concerti fra USA, Canada, Europa, Giappone su palchi talvolta condivisi con Shipping News, Shellac, Black Heart Procession, Mono, Parlour, Pinback, Poison Arrows e tanti altri.
3 albums ed 1 singolo all´attivo:
-Snowing Sun (Monitor and Palace-USA)
registrato a Chicago da Steve Albini.
-Small Stones (Temporary Residence Ltd-USA)
registrato ad Austin da Steve Albini
- The Buffalo Song/Never again , 7"in vinile rosso ,(Radio Is Down-USA)
registrato ad Austin da Steve Albini
-The Precious Prize Of Gravity(Temporary Residence Ltd-USA)
registrato a Chicago da Steve Albini
http://it.wikipedia.org/wiki/Uzeda
Recensione
Diciamolo subito: "Small Stones" rischia di costituire il miglior capitolo della coppia Tilotta-Cacciola, Uzeda compresi, e non è poco, visto quanto di mirabile prodotto in precedenza. Rocambolesca la storia dei Bellini; registrato l´album "Snowing Sun", nel 2002 sono in tour tra Italia e Stati Uniti, allorché, durante un concerto in quel di Athens, vengono improvvisamente abbandonati dal batterista Demon Che (proveniente dai Don Caballero). Per non parlare delle date cancellate in diverse città, causa danni arrecati dall´uragano Lily.
Ce ne sarebbe per giustificare un crollo artistico, ma i nostri non si perdono d´animo e reclutano il batterista Alexis Fleisig, già Girls Against Boys e Soulside, che diviene a tutti gli effetti membro della band. Siamo ai giorni nostri, di nuovo Steve Albini dietro la console e questo "Small Stones" in dieci rigagnoli lavici di poesia rumoristica. E ritroviamo i Bellini in grandissima forma, con un suono più rotondo e bluesy, una maggiore attenzione alle melodie e alla composizione, come dimostra la stupenda elegia noise "The Exact Distance To The Stars", spettacolo di sensualità su carta vetrata. Ma quante gentili ruvidezze anche nella traccia iniziale, "Room Number Five", dove il suono delle chitarre da angolare diviene rotondo, quasi soffice, pur nella sua furiosa natura.
Il batterismo di Fleisig riesce a essere freddo e metronomico nel suo incedere; ascoltare "Chaser" per credere, questa sì perfetto noise albiniano, prima trattenuto, poi debordante in un cambio di ritmo micidiale, interamente giocato su una serrata dialettica basso-batteria. E ancora un campo di battaglia per guerrieri sonici in "The Buffalo Song", mentre "Not Any Man" è una zoppicante ballata a tinte noir che ripiega su se stessa all´infinito, senza mai esplodere; i Three Mile Pilot ringrazieranno. Pochi gruppi noise possono oggi vantare un capacità comunicativa tale. I Bellini stanno tentando di umanizzare il rumore.
Ondarock
Il mondo dell’indie rock è piccolo, ma ha le sue storie tragicomiche che passano di bocca in bocca tra appassionati. Immaginate di essere in una band, e che il vostro batterista si alzi e lasci il gruppo. Può accadere. Ma è meno gradevole se il vostro batterista vi lascia DURANTE un concerto. È quello che è accaduto ai Bellini, una band che è rimasta miracolosamente in piedi dopo l’abbandono di Damon Che (già nei Don Caballero), e che è tornata ora con “Small stones”, mezz’ora di spigoli densi, con una delle voci più trascinanti che mi sia mai capitato di ascoltare.
L’abbandono di Che ha tolto molta dell’imprevedibilità ritmica del debutto di tre anni fa, “Snowing sun”, e ora l’asse del gruppo sembra spostarsi più verso Catania che non verso Austin: detto in altre parole, i Bellini assomigliano molto di più agli Uzeda rispetto a prima, e la chitarra di Agostino Tilotta è la protagonista assoluta del disco, assieme alla voce di Giovanna Cacciola, sempre più duttile e capace di veicolare un senso reale di disperazione (si ascolti l’iniziale “Room number five”), sempre sul punto di lacerarsi (“The exact distance to the stars”) o di assomigliare a quella di una bimba spaventata (“Raymond”).
Comunque sia, “Small stones” è un disco meraviglioso, soprattutto nella prima parte: “Room number five” attacca con rintocchi silenziosi di batteria, per poi comprimere e rilasciare le proprie esplosioni di suono; “Fuck the mobile phone” vive di imprevisti cambi di tempo, mentre la già citata “The exact distance to the stars” è semplicemente strepitosa nel suo crescendo: sembra sempre sul punto di deragliare, e invece aumenta, aumenta fino al parossismo, e ti mette i brividi; “The buffalo song” è puro math-rock come non lo suona più nessuno: la batteria si ravviva mentre la chitarra gira ossessiva su due corde per poi aprirsi a stacchi dissonanti incredibili, e la voce è un grido minaccioso in pieno volto.
Come se non potesse sostenere a lungo questa frenesia violenta, il disco rallenta nella melodia perversa di “Not any man”: una donna canta l’amore per un uomo che non ascolta, e l’orizzonte è fatto solo di un cielo grigio e basso, che lascia sfiniti. Eppure c’è ancora forza nella voce, e nel passo marziale di “Chaser”: gli strumenti sembrano sul punto di incespicare l’uno nell’altro, e invece riprendono subito dopo con ancora più foga; ed è ancora angoscia, la paura del mondo esterno che cresce nella voce, la batteria come un cuore impazzito e le chitarre che deragliano (“Smiling fear”), fino a trovare un equilibrio instabile ed esplodere nel noise di “Agatha”.
“Small stones” è un disco per chi non è angosciato dal buio. O per chi sa che proprio nel buio, in qualche modo, può trovare una forza e una seduzione inattesa.
Kalporz
http://snowingsun.com
http://www.myspace.com/bellini
http://www.kalporz.com/intervista/bellini.htm
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