Disco omonimo in cui impavidi musicisti tra Olanda, Belgio, Italia, suonano le composizioni/improvvisazioni di Benoit Martiny.
Si parte subito con la fanfara rock di "Present Dance," con una chitarra che fa tanto hard rock e lascia libera strada ai sassofoni. Una allegra dichiarazione di intenti questo primo brano: nulla sarà concesso ad un eventuale pigro ascoltatore.
Ecco infatti con "Seriously Damaged" ascoltarli attaccando violentemente con un ritmo ska in levare, proseguire senza paura verso strade hard rock, mentre la batteria picchia, e i sassofoni eludono inizialmente, ma poi ci riconducono al tema principale.
Infatti, il metodo utilizzato per le strutture dei brani è sicuramente quello di una improvvisazione "controllata," dove le parti lasciate alla libera interpretazione dei musicisti hanno durate prestabilite.
"Silent Phones" è esempio chiaro di questa "regola/non regola," un lungo brano dove si ascolta una chitarra acustica, poi elettrica, un coro, tutte parti che elaborano una tensione d´attesa per il tema portante, una facile melodia quasi pop e orecchiabile.
Più jazz e swing la batteria di "Katrina´s Voodoo," mentre la chitarra dissona dapprima, e lascia di stucco dopo, debordante ai confini del metal.
Così southern blues è invece "Out of the Bubble," con la sua cadenza affannata e la chitarra con tanto di slide e armonica.
Non abbiamo tuttavia nemmeno il tempo di completare queste righe che la band ci porta verso un´altra strada, frenetica, ossessiva e minacciosamente metal. Il tutto, come da copione, nello stesso medesimo brano.
"Invasion" è una poetica e sorniona composizione indefinibile, appunto sui generis, malinconica, romantica, attardata, con un preciso solo di contrabbasso, un altro solo motivatamente hendrixiano di chitarra elettrica, con le corde di quella che presupponiamo essere una fender stratocaster, martoriate tra urla pazze di sassofoni.
All About Jazz
MENROVESCIO
MELTIN´ POT_Settembre_2009
Ottimo album per i Menrovescio, in sospeso tra strumentale e psichedelico. Il loro album d´esordio, l´autoprodotto “Burning The Sun”, si snoda in 36 minuti di cattiveria agonistica post-rock mescolata ad una riflessività che pone le sue basi dentro il noise “puro”, se può definirsi puro un genere che nasce dalle contaminazioni dei fratelli maggiori degli anni ´70 e ´90. “Burning the sun” è la declinazione che il trio composto da Guido Morello (basso), Riccardo Zulato (chitarra) e Andrea Stella (batteria) dà alle scure giornate invernali del nordest, nello scorrere delle 6 tracce che compongono l´opera, 6 tracce che sono altrettanti capitoli di stati d´animo che cambiano, giorni che passano, sfide non concluse e foglie che cadono dagli alberi. Scarna la produzione, il cd è infatti registrato con poche risorse e purtroppo si sente, visto che una “botta” maggiore avrebbe aiutato nella fruizione e nel godimento della resa del colore sonoro della band veneta; attenzione però, si parla solo di un problema di pienezza sonora e di maggiore brillantezza nell´uscita volumetrica delle tracce, non di missaggio o di scelta della paletta sonora. I Menrovescio sono un bel trio e suonano tutto senza l´ausilio di macchine o di trucchetti che i conoscitori di Pro Tools conoscono: anche l´esecuzione è una presa diretta molto cruda, senza ritocchi o aggiustamenti vari in fase di editing e mixing. L´unico appunto forse è sull´esecuzione che ogni tanto è leggermente “sporca”, anche se non escluderemmo che sia volutamente così, proprio per lasciare quel tocco di naturalezza in più al disco. Quello che sentite sul loro myspace o nel video di “Headphone Era” è la riproduzione fedele di ciò che apprezzereste ad un loro concerto. Perchè se apprezzate gruppi come Mogwai, Giardini di Mirò, Sonic Youth e 65 Days of Static di certo vi piaceranno questi ragazzotti di vicino Vicenza.
BLOW UP_Giugno_2009
Post rock convincente e non privo di certa eleganza, che gravita nell´orbita di This Will Destroy You o God Is An Astronaut. C´è qualche passaggio che li rivela ancora un pò acerbi e alcuni spunti appaiono leggermente derivativi, ma il disco nel suo complesso si sviluppa in modo più che convincente, mostrando buone prospettive di crescita. Basso e batteria danno nerbo alla struttura mentre la chitarra esalta gli sbalzi d´umore e le melanconie, ammantando ogni brano di sofferto romanticismo.
KATHODIK_Giugno_2009
I menrovescio sono un trio veneto, nato due anni fa, che ha esordito con questo lavoro, composto di sei tracce. Il gruppo è un classico power trio: chitarra, basso e batteria, nessuno dei tre canta, ed il sound con il quale si esprime ha come base il post rock, con molte variabili. La contaminazione ed il noise sono i principali elementi presenti nei trentasei minuti di questi piacevolissimo lavoro, nel quale i tre veneti dimostrano di avere moltissime potenzialità. Tra le frecce presenti al loro arco i Menrovescio hanno il lieve funk-math in progressione noise di Burning the sun ed il noise con le derive dei Neurosis di Eclipse, le chitarre taglienti della lunga ed avvolgente Tears of lies, nella quale sono accostabili ai Fugazi meno irruenti. Affascinante ed intrigante risulta poi Cyanure, l’unica accompagnata dalla calda voce di Francesca Morello, nella quale il tappeto post rock si lascia calpestare dalla nevrosi instabile, nella quale compaiono elementi del sound tipico di The Ex. Questo “Burning the sun” lascia ben sperare al noise italiano.
http://www.myspace.com/benoitmartinyband
http://www.myspace.com/menrovescio
http://www.myspace.com/restlessyellowflowers
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