Carla Bozulich torna in Italia col suo progetto Evangelista. I suoi live sono esperienze di necessario sommovimento interiore, capaci di toccare i vertici dello spettro emozionale. In tempi di finzione e superficialità questa è la musica che più ci piace e che sosterremo fino in fondo. Come scrive Luigi Mutarelli su Rumore, a proposito del notevole ultimo disco in studio "In Animal Tongue" (uscito sulla fida Constellation, collettivo/label di Montreal che, guarda caso, per la sola Carla ha derogato alla regola di pubblicare sempre e unicamente artisti canadesi), "quando Carla Bozulich prende un microfono in mano sembra farlo con la deliberata intenzione di strapparti la carne di dosso. Lei vuole il sangue e la sua musica sembra essere l´antidoto perfetto per risvegliare anche l´ascoltatore più anestetizzato... rock destrutturato, ruvidità post-punk e vocalizzi più o meno improvvisati che si concedono alla melodia con l´unico fine di fare male... Carla è un artista necessaria"
Imperdibile per i fans di Diamanda Galas, Lydia Lunch e Patti Smith
Evangelista ha poi licenziato “Hello, Voyager” nel 2008 e “Prince of Truth” nel 2009. Questi lavori sono valsi alla Bozulich copertine di riviste specializzate (The Wire, Blow Up) e l’acclamazione unanime di critica e pubblico. Le registrazioni e i numerosi tour (americani ed europei) con Evangelista non hanno impedito a Carla Bozulich di portare avanti numerose collaborazioni (Nels Cline, Lydia Lunch, Thurston Moore, Mike Watt, Christian Marclay, Ches Smith, Shahzad Ismaily Francesco Guerri, Sarah Lipstate) e di esibirsi in progetti di sound installation (presso la Schindler’s House e il Getty Museum). Nell’agosto del 2009 Carla ha suonato al fianco di Marianne Faithfull e Marc Ribot all’interno della Ruhrtriennale 2009 a Dusseldorf.
I suoi live sono esperienze indimenticabili e dall’alto tasso emotivo in cui si rompono i confini tra artista e pubblico in nome di un irresistibile moto di trasformazione interiore.
Evangelista
Carla Bozulich è l’ex cantante dei Geraldine Fibbers e prima ancora degli Ethyl Meatplow, combo industriale di Los Angeles. Una vita di eccessi tra droga e prostituzione, e una voce che è in diretta comunicazione con l’anima.
E’ blues la musica di cui ci accingiamo a parlare, un blues gotico, con arpeggi di chitarra a perdersi nel vuoto, con l’organo a dipingere scenari di assoluta sacralità apocrifa. Un’intensità che avvolge e ipnotizza.
Ecco, immaginate una Nico all’apogeo del dolore interiore salmodiare sulle trame lente e austere dei Crime And The City Solution, con i suoni Constellation sullo sfondo e qualche pennellata astratta alla maniera dei grandi Supreme Dicks.
Davvero, "Evangelista" è un’esperienza d’ascolto totalizzante, dove è perfetta l’interazione tra il protagonismo canoro di Carla e la controparte strumentale, assolutamente non minoritaria nell’economia globale del suono, tanto che, voce a parte, se ne potrebbe ricavare un album di buonissimo post-rock (collaborano, infatti, membri di Godspeed You! Black Emperor, A Silver Mt. Zion, Black Ox Orkestar, tra gli altri).
Ovviamente è l’interpretazione sanguinante della Bozulich a fare la differenza, a partire dalla title track, quasi dieci minuti di spine che scorticano le carni, urla e disperazione.
Magistrale nella sua continua alternanza di stasi e accelerazioni, nervosismi e rilassamenti, climax di tensione che sale fino a implodere, senza trovare sfogo. Da sola varrebbe il prezzo d’acquisto del cd.
Non è di facile ascolto, "Evangelista", per via di un suono poco lineare, attento ad assecondare gli spasmi della Bozulich. Se necessitate di una porta d’accesso che semplifichi la comprensione, è consigliabile skippare dalle parti di "Pissing", cover dei Low dall’ultimo "The Great Destroyer", ripresa abilmente in tutto il suo fulgore "pop".
I pezzi sono intrisi di una tensione drammatica notevole. Diventa addirittura estenuante sostenerne l’ascolto nei momenti di concitazione, quando, per una sorta di transfert psicologico, i dolori dell’artista sembrano riversarsi sull’ascoltatore, o almeno questa è la sensazione.
Ricordate? Il primo Nick Cave era maestro nell’annullare le distanza tra performance e fruizione passiva. E prendete ad esempio "Baby That’s The Creeps", dal fluire chiesastico, improvvisamente squassato dal delirio autodistruttivo della protagonista, così lancinante da stimolare associazioni mentali che riferiscono di pulsioni di morte.
Un (gran) disco di lacrime e sangue, come da tempo non ne sentivamo.
Da maneggiare con cautela.
In animal Tongue
La ragazza Carla e il suo alter-ego bandistico, Evangelista, ritorna in auge e non smette di stupire. Dopo un "Prince of Truth" di transizione, con alcuni numeri di sicura persuasione, il nuovo "In Animal Tongue" sembra essere giunto a una destinazione espiatoria. Carla Bozulich è diventata un´autrice intransigente, quasi mitomane nel suo recidivo martirio, tanto che, per una buona metà, l´album mette da parte la trascendenza altisonante e suona apertamente - e umilmente - dark-folk; i tempi sono spesso regolari marce funebri.
Non ci sono grandi novità in omelie-prontuari come quelle della title-track, qua è là riecheggiante Nico, o di "Artificial Lamb", sorta di Nick Cave al femminile, con arrangiamenti - al solito - un po´ cameristici e un po´ elettronici, né in "Bells Ring Fire", che non va molto oltre la raffigurazione di una Patti Smith lamentosa spalleggiata da un ensemble di archi. Il "boogie" gotico con effetti di "Hands of Leather", con i suoi soli due minuti, fa meglio di queste litanie.
"Tunnel To The Stars" inaugura un ritorno ai climi più roventi e alle partiture più paurose del primo "Evangelista", con una citazione di Nico stavolta potente (archi tremuli, harmonium fluttuante). "Die Alone" è un´altra creazione disgiunta, una dichiarazione alla Bob Dylan ma ossificata e orribilmente deformata, attorniata da vocalizzi di strega, percussioni arcane, un glockenspiel dissonante. Dopo un "Enter the Prince" di effetti vocali e droni a mo´ di fischio di locomotiva a vapore, "Hatching" chiude come "Francis Massacre" chiudeva "Flowers Of Romance" dei Pil. Una musique concrete informe duetta con feedback lancinante ed effetti sonori, quindi le percussioni trafiggono tutto trasformandolo in balletto infernale (atonale); la voce se ne sta in disparte, intervenendo solo negli ultimi istanti come un deus ex machina mortifero, in maniera sconnessa.
Dopo un avvio lento, la Bozulich del terzo Evangelista sfoggia una seconda parte di prurigine catastrofica, di voragini esistenziali, degna della sua carriera maggiore, come pure della sua fama e della sua recente onnipresenza. Manca forse una tavolozza espressionista (che invece è ben reclamizzata dall´artwork, una riproduzione di "Girl Smoking" del pittore collagista newyorkese Jesse McCloskey, già presente in "Prince Of Truth", cfr.), ma il suo ego che ormai straripa misticismo da tutti i pori lo rende il suo lavoro più solennemente "creato".
http://carlabozulich.com
http://www.myspace.com/carlabozulich
http://www.audiodrome.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=3392
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