Cesare Basile ha passato la sua vita tra Catania e Berlino ed ha scritto alcune delle pagine più importanti del nuovo rock italiano: "Stereoscope" e "Closet Meraviglia" mentre a ottobre 2003 è uscito su Mescal/Sony l'album "Gran Calavera Elettrica", accolto da critica e pubblico come un capolavoro. Per questo disco, che segna una svolta verso la canzone d'autore, Basile si è avvalso della collaborazione di John Parish (produttore fra gli altri di P.J. Harvey, Sparklehorse, Giant Sand, Tracy Chapman, Eels, Goldfrapp) in cabina di regia, ed di John Bonnar (Dead Can Dance), Nada , Lorenzo Corti (Cristina Donà).
Cinquantatre morti e due Savoia di monete false
Antonio lo conoscono tutti ai Navigli. Un po' lo proteggono e un po' lo mandano affanculo.
Io l'ho incontrato per la prima volta al bar tabacchi sulla Darsena dove Peppuccio, il proprietario, passa la migliore musica della zona.
Antonio lo riempiono di tranquillanti una volta al mese. Fino a quando dura è tranquillo, poi comincia a blaterare e seguire una logica schizofrenica nelle stive del suo cervello.
E' arrivato al Capetown urlando: "Cinquantatre morti e due Savoia di monete false!".
Aveva in mano una bottiglia di Dreher da sessantasei e un pacco di wafer. Si è seduto al mio tavolo.
"Noi siamo fratelli – mi ha detto – e quei morti in Piazza Fontana e i tram, fino al futurismo. Macchina elettrica! Qual è il nostro cognome?".
Si è fatto portare un foglio di carta dalla cameriera, ci ha disegnato il diagramma di una Stella di David e ha scritto dei nomi in corrispondenza dei sei vertici. Man mano che passano gli autobus lui si segna i numeri delle vetture secondo una Cabbala personale e meticolosa.
"Ti ho scritto nel libro di quelli che saranno salvati". Mi dice.
"L' Antonella mi vuole sposare. E' quella della mano in Sardegna, ma le navi alla Darsena non arrivano più e alla Disney non mi hanno lasciato entrare. Mi hanno tenuto fuori a chiedere i soldi. Ma chi se li tiene i diavoli?".
Accanto al nostro tavolo si sono sedute le ragazze appena uscite dal lavoro. Ordinano vino rosso e poi cominciano a parlare di colleghi che in ufficio visitano siti porno. Ridono sguaiate a dispetto dei loro completino sagomati.
"Ma la regina io l'ho conosciuta! – urla Antonio – ero suo figlio e ora mia madre è la cameriera. Siamo tutti fratelli, e sempre quei cinquantatre morti e due Savoia di monete false".
Improvvisamente mi rendo conto che mi piace ascoltarlo, devo solo fare attenzione a che i suoi sputi non finiscano nella mia birra.
La ragazza che mi siede vicino comincia a gesticolare in preda a chissà quale agitazione, la sua amica ride in modo sempre più sguaiato, quella che gesticola allarga le braccia con forza e quasi mi colpisce in pieno viso. Antonio urla più forte:"Francesco Scarcella è il mio nome! Non mi dovete toccare! Questi sono i numeri del perimetro della muraglia cinese...il corvo ha bussato ed io non ero in casa. Avevo dormito per strada e non c'ero...".
Le ragazze urlano anche loro adesso.
"Alla fine quel sito l'ho visitato pure io!". Grida liberata una con un cappottino rosso. Ha un accento straniero.
Antonio si alza, pulisce il tavolo dalle briciole di wafer la guarda per un attimo e dice: "Ma vadavia el cu'...".
Poi si allontana.
(Cesare Basile)
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