Definita da Blow Up come una fra le artiste più originali e deliziosamente visionarie di questi ultimi tempi, Petrina è l’unica cantautrice italiana che David Byrne abbia scelto per le sue radio playlist.
Artista a tutto tondo, spazia da una solida preparazione di pianista classica e contemporanea all’uso dell’elettronica e delle tastiere, alla composizione per diversi tipi di ensemble, all’uso particolare della voce e della danza, anche nell’improvvisazione.
Molti i riconoscimenti della stampa specializzata a livello internazionale e dei colleghi stranieri, fra cui David Byrne e John Parish(ospiti del suo nuovo disco), Elliott Sharp (ospite del precedente), Sylvano Bussotti e Terry Riley che ne hanno apprezzato le doti pianistiche, vocali e compositive.
Biografia Debora Petrina
Vincitrice del Premio Ciampi nel 2007 e del Premio Siae nel 2010, gettonatissima in quel vero e proprio indicatore di talenti che è la web-radio di David Byrne, la cantante e tastierista Petrina è una delle rivelazioni odierne nella scena indipendente musicale italiana.
Nel suo disco d’esordio, in doma (2009) – con ospiti quali Elliott Sharp o Ascanio Celestini – ha sintetizzato con classe visionaria un obliquo e sensuale cantautorato con le sperimentazioni del jazz d’avanguardia.
Ma è proprio dal vivo che il suo talento indefinibile dà il meglio di sé, curiosamente pop e maliziosamente contemporaneo, tra strumenti giocattolo e elettronica, sogno e realtà.
Affermata pianista di repertorio contemporaneo (ha registrato negli USA un CD con inediti di Morton Feldman - Early and Unknown Piano Pieces, OgreOgress, ha preso parte al progetto discografico A Call for Silence curato da Nicolas Collins per la Sonic Arts Network - UK), e originale danzatrice, oltre che eccentrica cantautrice, Petrina ha suscitato l’entusiasmo della critica musicale specializzata (Blow Up, AllAboutJazz, Il Mucchio, Jam, Rockerilla, Rumore ecc.) e delle radio nazionali e private (RaiRadio1, RaiRadio3, Radio Popolare, Radio Capodistria, Radio Città Futura).
Ha suonato in diversi contesti prestigiosi e internazionali, dallo Stone (lo storico locale di John Zorn a New York) al Teatro la Fenice, dal Mills College (Oakland) all’Instituto Cubano de la Musica dell’Avana, dalla Conway Hall a Londra al Café du Nord a San Francisco.
Ha suonato alla RSI (Radio della Svizzera Italiana) e alla Radio Nazionale Ungherese.
Ha all’attivo una collaborazione con Jherek Bischoff, compositore e arrangiatore per David Byrne.
Beniamino Noia
vincitore ITALIA WAVE Veneto 2010
Beniamino Noia ha fatto un altro bel disco, davvero bello, di elettronica minimale e d’autore, dove gli strumenti entrano in loop e le canzoni si costruiscono per stratificazioni successive, come edifici che si elevano e si smontano sotto i nostri occhi, in una continua e feconda interazione tra elettronico, elettrico e umano.
Beniamino Noia canta di sentimenti, veri, profondi e intensi, col cuore in mano come suggeriscono le belle e violente foto di Malta Bastarda sulla copertina. Si tratta di un cuore sanguinante, ora ripiegato in se stesso, ora gonfio di rabbia, in cui i pensieri attraversano le canzoni come linee rabbiose di chitarra (“Cry”) o cori da lamentazione greca, che paiono nuvole che trasmigrano su cieli del colore di un televisore spento, su cui il canto si eleva come in un gospel da neuromante, che può ricordare artisti epocali e grandiosi come Anthony & The Johnsons o The Cinematic Orchestra (“Summer Rain”).
Beniamino Noia è davvero “Caught By Feelings”, anche se è capace di portarci a un “Hollywood Party” (già presente nel primo disco) caldo, tenero e soffuso, in cui si trasforma in un crooner alcolico e piacione che vuole sedurci (e ci riesce) con arpeggi che avrebbero fatto la felicità di quel visionario di David Crosby. Perché Beniamino Noia è così: una one man band che suona di tutto e tutto bene. Efficace programmatore di basi per pc, ottimo arrangiatore, bravo cantante, dal grande gusto nei cori, Beniamino Noia eccelle come chitarrista (e c’è chi se lo ricorda ancora, spettacolare chitarrista acustico, ai tempi lontani degli Infinity Within, parenti italiani dei Red House Painters).
Padroneggia l’electro industrial, riuscendo a mettere a frutto insegnamenti che vanno dai Nine Inch Nails ai Bloody Beetroots, ma sempre in maniera personale e, come dire, sottovoce (“Asti”, “1000 Lives”). Pur non avendo nulla a che spartire con Tom Waits, Beniamino Noia ne pare una versione nordestina calata nel terzo millennio: solitario, fuori dai giri, fuori dalle mode, creatore di grande musica. Non ne avete sentito parlare molto? Beh, chissenefrega: le vostre orecchie ne sanno molto più di voi. Dategli una possibilità.
http://petrina.bandcamp.com
http://www.myspace.com/beniaminonoia
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