DREKKA è il lavoro di Michael Anderson, insieme ad una comunità e un collettivo di artisti, etichette, musicisti e registi che stanno creando folk sperimentale pressocché da una decade, ha registrato musica e progetti sperimentali, sotto vari appellativi dal 1986.
Anderson gestisce anche BLUESANCT, un´etichetta responsabile di aver pubblicato BLACK FOREST / BLACK SEA Nero, BODUF SONGS, CINDYTALK, THE IDITAROD, IN GOWAN RING, LOW, PANTALEIMON, THE PILOT SHIPS (featuring members of STARS OF THE LID), STATIC FILMS, VOLLMAR e molti altri.
Questo è il primo tour europeo a nome di DREKKA dal 2005 e nasce per celebrare l´uscita di un doppio Cd che raccoglie le sue musiche dal 1986 ad oggi , intitolato ´Someday I will be called upon regarding matters of tone: Collected Works - Vol.1´, ed una cassetta di registrazioni live intitolata ´Ancestral Cave Sequence´.
DREKKA ha viaggiato in Europa così come negli Stati Uniti (con artisti di mentalità simile come JESSICA BAILIFF, THE IDITAROD, IN GOWAN RING, ANNELIES MONSERE, RIVULETS, STONE BREATH, VOLLMAR, etc.).
Per questo tour DREKKA ha voluto viaggiare solo, con l´intento di interagire con musicisti locali dei vari luoghi dove si esibirà per creare nuove prospettive sonore e conoscere sensiilità affini.
GI GASPARIN e ENRICO ANTONELLO sono rispettivamene chitarra, voce e tromba della PANGOLINORCHESTRA´.
GI era ed è membro ideatore di ulteriori progetti quali Gi Napajo, Else, Confraternita Felice Pesavento, Piume e Sangue, Sgrenaisade.
Il disco "Ex-perimento #5" della Pandolinorchestrà è stato prodotto in collaborazione tra il Centro Stabile di Cultura e l´etichetta Stella Nera nel 2007.
Alcune recensioni:
"Il pangolino è un mammifero ma sembra tutt´altro: un misto fra carciofo, ananas, formichiere, armadillo e bradipo se può bastare. La Pangolinorchestrà rappresenta bene questo mix di somiglianze, dove nessuna di queste calza a pennello."
Con queste eloquenti parole si apre la presentazione del loro concerto all´Area Sismica. E dice già tutto.
In effetti si tratta di uno dei parti più bizzarri e improbabili della musica italiana alternativa/sperimentale (tanto per capirci) degli ultimi tempi: un essere proteiforme e sfuggente che assume di volta in volta tratti simili (ma non del tutto aderenti) a una banda da processione del sud Italia, una fanfara balcanica, una big band free jazz, o più semplicemente un manipolo di soggetti stralunati. Senza tralasciare una buona dose di attitudine allo sberleffo e all´autoironia.
Della formazione - che ha da poco pubblicato l´ottimo Ex-perimento #5 - fanno parte alcuni prolifici agitatori musicali underground nostrani di quella zona grigia che sta a cavallo tra free jazz, noise rock e altri sperimentalismi, come i polistrumentisti Jacopo Andreini e Andrea Caprara (in questa occasione ai sax), un veterano dell´improvvisazione radicale italiana come Edoardo Ricci (al sax e al trombone), Gi Gasparin, ex cantante-chitarrista del gruppo veneto avant-rock Gi-Napajo, l´improvvisatore elettronico romano Roberto Fega, i batteristi Lucio Bonaldo e Stefano Porro, il bassista Giorgio Manzato, e poi Adalberto Bresolin ancora al sax, Enrico Antonello alla tromba, Tuia Cherici al clarinetto e infine la voce sui generis di Giuliano Tremea.
Una musica ebbra e febbrile, posseduta da uno spirito dionisiaco; una forte sintonia collettiva, che si estrinseca nella condivisione di un´etica dello stare sopra le righe, in attesa dei momenti propizi per romperle. Un´orgia di fiati selvaggi, una proliferazione percussiva, una chitarra un po´ straniata e sovente rumorosa, voci tendenzialmente sgangherate. Insomma, non ci si aspetti da questi combattenti votati alla causa dell´eccesso nessuna concessione al manierismo, al culto dell´ordine, all´estetica dell´equilibrio, della misura e della perfezione. Qui si bada al sodo, si punta alle viscere, all´istinto, nei momenti di grazia magari anche al cuore, ma poco alla testa. E per fortuna, perché l´effetto c´è e il risultato è convincente.
Non è forse casuale che gli elementi del gruppo provengano almeno in parte da un retroterra politico-culturale anarchico. La politica non fa parte direttamente dei contenuti della loro musica, ma è presente sullo sfondo, anche in senso letterale: sul palco, alle spalle del gruppo, c´era un manifesto contro l´allargamento della base Nato di Vicenza... E in continuità con la weltanschaung anarchica, oltre che con la lezione del free jazz, la formazione esprime appieno il suo potenziale e la sua forza d´urto nei momenti di libertà totale dove ognuno è libero di esprimersi senza regole e dove, al di là dell´apparente caos, quella che si crea non è una deriva individualistica (ognuno fa quello che gli pare), ma in realtà una forte identificazione dei singoli nell´entità collettiva.
O forse è proprio la libertà di esprimere la propria individualità senza sottomettersi a regole sovraordinate che rende possibile la creazione di un´identità collettiva più grande.
Ciò non vuol dire che dal gruppo non emergano individualità musicali con una propria fisionomia e ruoli riconoscibili. Per quanto l´improvvisazione e anche l´invenzione estemporanea abbiano largo spazio, tutti i pezzi hanno il loro nucleo di partenza in composizioni di Gi Gasparin e Adalberto Bresolin. Inoltre sul palco Gi Gasparin e Jacopo Andreini si ritagliano a turno il ruolo di direttori e si occupano d´incanalare il magma della spontaneità collettiva all´interno di un´idea compositiva: regolano il flusso delle masse sonore, le dinamiche fra pieni e vuoti, decidono gli spazi per l´improvvisazione solitaria dei singoli.
Ognuno quindi ha un ruolo, ma è continuamente incoraggiato a debordare dal suo spazio, a prendersi le libertà che più gli aggradano; e del resto non c´è bisogno di incoraggiamenti, perché tutti i musicisti sono perfettamente in armonia in quell´etica di ebbrezza collettiva di cui si è detto prima.
Melodie che evocano la tradizione bandistica nostrana; alcune reminiscenze balcaniche; accenni all´America latina; caotici momenti d´improvvisazione collettiva o brevi excursus solitari in stile free; derive nel noise-rock; interventi elettronici in stile elettro-acustico che a volte sottolineano i passaggi più enfatici, altre hanno un effetto decontestualizzante e straniante.
In certi momenti veniva quasi da pensare che se le fosse capitato in sorte di trovarsi a New York nel 1978, avrebbe potuto essere lei l´unico esemplare vivente di big band no-wave."
(Fabio Strada, AllAboutJazz)
"Sfrigola e rotola. Ballonzola e sferraglia. Procede a passo lento e circospetto, trascinando con sé un codazzo variopinto di inopportunità, esagerazioni, mostruosità; orridi mutanti sonori generati da cervelli in ebollizione, bocconi indigesti che scottano il palato e grattano la gola.
Ex-perimento #5 è un disco da trangugiare tutto d´un fiato; un disco che sprizza vitalità ed entusiasmo, voglia di opporsi, opporre e proporre un qualcosa che conservi un certo afflato anarchico, che sanguini e susciti reazioni carnali, anche negative, riacutizzi quel fastidioso problema di ipersensibilità dentale e faccia di nuovo gridare ai vicini di abbassare il volume dello stereo.
E allora ben venga il gitano "Banca Donnini"; ben venga lo studio entomologico di "Kqzy", e il titolo già la dice lunga sui livelli di contorsione linguistica raggiunti nel pezzo; siano benedette le cadenze funebri del requiem "Per Domenico Morelli", che suonata ai funerali congiunti di Palmiro Togliatti e Albert Ayler avrebbe fatto la sua figura; spalanchiamo le porte allo "Svedese disteso", figlio incestuoso di un rapporto tra "Gimme Some Lovin´" e una marcetta rumena o lituana; in alto le mani per la conclusiva "Spic & Spanish", degna di un Actis Dato cosparso di salsa piccante.
Certo, qua e là qualcosa sfugge al controllo, perde efficacia e scivola nel faceto ("Vestitevi" e "Bala Balota"), lambendo territori fricchettoni ed estetiche vicine al puro divertissement. Ma, d´altro canto, l´eccesso è parte integrante del gioco. Prendere o lasciare."
(Luca Canini, AllAboutJazz)
"...mentre nelle barriques della cantina di casa stanno acquistando sapore una decina di albums dove fa capolino sempre gi gasparin (non un capopopolo, ma un addensatore gentile e recalcitrante di energie). mentre trionfa tutta la mia accidia, finalmente è stato edito in supporto argenteo un disco della pangolinorchestrà. disco con ciliegine, perchè della partita sono pure roberto fega e jacopo andreini (entrambi ebbero a che fare con gasparin in quel di rivara, per blog on rimbaud, kermesse di spermi sonori creativi, tanto trascurati all´occasione quanto fertili di figlioli degni di nota: leggetevi cosa dice the wire di "free for(m) rimbaud"). "ex-perimento #5" non può certo sintetizzare e metter ordine nel magma inventivo di tale ciurma variabile, ma qualcosa di altrettanto importante lo fa. attesta che non si tratta di avventizia naiveté musicale italiota ma d´un progetto con forte temperamento e controllo dei processi che dà i punti anche ad actis dato ("banca donnini", "svedese disteso"), spezza le ossa all´ubu-free-rock ("kqzy"), al jazz in opposition ("come tuo figlio"), alle funeral marches ("per domenico morelli"). esaltante, e più del solito, anche nelle invenzioni linguistiche ("balla ballotta" è da circo acido), pangolinorchestrà sta alta nella playlist 2007. e chissà se è la volta buona che un pubblico appena un pò più vasto di quattro lucidi disperati si accorga di quella che, insieme alla confraternita felice pesavento, costituisce la realtà (fantasia? utopia?) più importante della musica italiana... "
[blow up]
http://www.myspace.com/drekka
http://www.bluesanct.com/bands/drekka
http://virb.com/pangolinorchestra
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