DA ROCKERILLA N. 355 (15 MARZO 2010)
Certi gruppi non solo hanno la classica marcia in più, ma sanno ingranarla fin dalla partenza senza mandare fuori giri il motore.
I Drink To Me, per l´appunto, terzetto piemontese che approda al secondo lavoro esteso dopo aver raccolto negli ultimi due anni solo lodi sperticate con "Don´t Panic, Go Organic!" e convinto anche i meno facili agli entusiasmi con i loro live carichi di elettricità e adrenalina.
Ebbene, "Brazil" non si è accontentato di proseguire su quella falsa riga, e dunque di insistere su un suono in cui lucidità e follia giocavano sempre a rimpiattino, ma si ingegna di tuffare nuovi ingredienti, altre suggestioni, ulteriori espressioni nel pentolone bollente dei suoi suoni.
L´elettronica per cominciare. Nell´accezione dei Drink To Me il suo perimetro va dai Kraftwerk ai Flaming Lips e agli Animal Collective. Nell´area così delimitata c´è dunque memoria (ma mai deferenza), eleganza (ma non leziosaggine), audacia (ma nemmeno un briciolo di spacconeria). Il terreno ideale, insomma, dove impiantare ("B9") anche un´idea balzana come il tema che intitola l´intero programma: già, proprio quello che fa sempre capolino nelle feste di commiato da ogni villaggio vacanze che si rispetti. Ma se la voglia di divertirsi non manca neppure qui, non basta certo quella citazione a saziarla convenientemente. E allora largo alle melodie galeotte ("David´s Hole"), alle solfe robotico-infantili (Paul & Kate) e alla psichedelia in salsa kraut ("Small Town", "Black Friday").
Irresistibilmente eccentrici. (8)
Elio Bussolino
ROLLING STONE MAGAZINE N. 78 (APRILE 2010)
Qualche giorno fa mi è arrivata una mail dal patron della Unhip Records, Giovanni Gandolfi. L´oggetto diceva "Drink to Me". L´ho aperta. C´era scritto qualcosa tipo: "Avevo deciso di non prendere più nessuno, ma questi ragazzi sono così bravi che mi hanno fatto cambiare idea!". La cosa mi ha molto incuriosito. Ho aspettato l´album, l´ho messo su, e quel che ho sentito – pur coerente col roster dell´etichetta (Blake/e/e/e, Settlefish, Disco Drive) – era assai originale.
Brazil è attraversato da un senso di fatalità e decadenza che è parte del patrimonio post-punk (specie nei testi), ma è anche percorso da una caparbietà e da un´eleganza (negli arrangiamenti) che lo distacca dalle band di genere e lo avvicina a pionieri come Battles, Oneida e per certi versi Fugazi. In questo senso, il primo singolo The End of History (America) porta ai piedi di Capitol Hill sia dal punto di vista delle influenze che da quello letterale, ma anche se la Dischord è dietro l´angolo, l´elettronica "colta" è padrona di ottima parte dell´album dei Drink to Me e, semplicemente, colloca Brazil in una zona ibrida, speciale.
Così, da qualche parte tra porzioni di mondo e di suono assai diversi, emerge il ritratto di uno dei migliori gruppi italiani.
Marina Pierri
DA RUMORE N. 218 (MARZO 2010)
L´introduzione al secondo disco dei torinesi Drink to Me è di quelle che lasciano il segno. Un po´ come gli incipit dei libri di Ellroy. Small Town pare una traccia uscita dal primo Killing Joke - vuoi per l´uso della voce, stentorea e distante, vuoi per l´incalzare della sezione ritmica - che in mezzo prima e nel finale poi si arresta rendendosi liquida in un passaggio quasi onirico. Subito appresso B1 è una virata punk funk di quelle toste, tutto synth e batteria alla maniera degli El Guapo. Entrati così dentro Brazil è poi difficile uscirne ed è qui che il trio evidenzia un estro davvero fuori dal comune, piazzando citazioni dal presente, soprattutto Liars, come dal passato: butto lì Cabaret Voltaire per l´uso (moderato) dell´elettronica e Sonic Youth per la vena fortemente rock che scorre lungo l´intero disco. Ma se qualcuno tirasse in ballo gli Underworld (A Stain in the City) non lo citerei in giudizio, questo a dire quanto eclettica sia l´opera che pure trova nella coesione dell´insieme il suo punto di forza. (7)
Arturo Compagnoni
DA BUSCADERO N. (MARZO 2010)
Fosse il nostro un mondo perfetto, il nome dei Drink To Me sarebbe a tutti noto. Non dico che ce li troveremmo in cima alle classifiche ma almeno tra gli eroi degli indie kids di tutto il mondo, quello si. Fossero americani o inglesi (o tedeschi, svedesi, islandesi...) il loro nome campeggerebbe tra quelli delle next big things, ma essendo italiani, il rischio è che questo nuovo disco giri tra i soliti sparuti appassionati. E sarebbe un peccato perchè Brazil, loro secondo album do un più che promettente esordio e qualche EP, è davvero un gran lavoro, ottimamente suonato e prodotto, ben scritto, intelligente nel saper mischiare generi ed influenze, dal tiro e dalle ambizioni completamente internazionali. Registrato a Londra (ERRORE! E´ IL PRIMO DISCO AD ESSERE STATO REGISTRATO A LONDRA! n.d. drink to me) e co-prodotto da Alessio Natalizia dei Disco Drive, Brazil contiene diesci tracce per molti versi sorprendenti, in cui l´interazione tra scrittura e suono è spesso perfetta. Indicativa del nuovo corso intrapreso dalla band è la traccia che apre, Small Town, una stilettata krauta che male non figurerebbe nel canzoniere dei Liars. Notevoli anche le angolature pop-noise a là Deerhoof di B1, mentre The End Of History (America) si sfrangia in un deliquio ipnotico e tastieristico. La doppietta seguente, Amazing Tunes e soprattutto David´s Hole, hanno un tiro melodico efficacissimo e veramente avrebbero tutte le carte in regola per essere degli hits alternativi. Davvero bella A Stain In The City, sorta di ballata space-ambient, la cui musica ben si associa alle sue parole. Ossessiva e sintetica B9, percussiva e dalle chitarre spigolose la comunque melodica Black Friday, tutta giocata su degli incastri tastieristico-ritmici We´re Human Beings, vorticamente krauta Paul And Kate. Lucido eppur sempre fantasioso e spesso imprevedibile, Brazil è un disco da avere e i Drink To Me una band da seguire con attenzione. (3.5/5)
Lino Brunetti
DA GQ N. 126 (MARZO 2010)
Alessio Natalizia, pelle, ossa e mente dietro ai Disco Drive (ma soprattutto al suo progetto solista Banjo Or Freakout), oltre a essere un ottimo musicista, ha gusto e orecchio. Non è un caso che ci sia il suo nome dietro quest´ultima uscita per la felsinea Unhip Records. Gran parte dei brani di Brazil, ultimo lavoro per i piemontesi Drink To Me, li ha prodotti lui. E si sente. O per lo meno si può intuire che lo spirito del trio sia affine a quello di Natalizia. Lo si capisce dalla ripetitività quasi ipnotica della sezione ritmica che, se non disdegna citazioni sudamericane - a partire dal titolo - si spinge coraggiosamente verso l´Africa o la Germania più Kraut. Lo si può leggere tra le righe di canzoni dall´andamento solo apparentemente sbilenco e folle, ma che riescono a coniugare un invidiabile istinto per la melodia. I Drink sono assolutamente da tenero sotto controllo.
Federico Bernocchi
DA D di Repubblica N. 687 (27 MARZO 2010)
Lo confesso: sono ubriaco! Sì, la musica dei Drink To Me mi dà alla testa. Un vero mix esplosivo di rock contaminato dall’uso sapiente di melodie intense e minimali, create da suoni elettronici, sulle quali si innestano ottimi vocalizzi pop. Un disco del quale difficilmente ci si stanca.
Giacomo Spazio Mojetta
DA IL MANIFESTO (ALIAS) N. 13
(27-03-2010, http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/alias/i-dischi-della-settimana/)
I piemontesi Drink to Me e la potenza del rock. Rock distorto, stonato, rumoroso, aggressivo ma orecchiabile e sempre su di giri - non solo per merito della ritmica ma anche per una tensione elettronica costantemente presente. Un rock irrequieto, con un retaggio attitudinale punk, ma nel contempo pieno di ingegno e non ispirato dal disagio. B1 e Amazing Tunes sono piene di vitalità, David´s Hole ha un potenziale da hit e tanti brani riportano alla follia (psichedelica) del primo Perry Farrell. L´ottima produzione artistica di Alessio Natalizia (Banjo or Freakout e Disco Drive) e i testi in inglese contribuiscono a dare un respiro ancora più globale al suono dei Drink to Me; per un secondo album da urlo, in vari sensi.
Luca Gricinella
DA INDIE-EYE.IT
Ottimo ritorno per il trio piemontese che per questo secondo full-lenght si riconferma con interessanti novità. Oltre alla nuova etichetta, va segnalata infatti la produzione di Alessio Natalizia (Banjo Or Freakout) che, azzardiamo, ha dato un contributo considerevole al rinnovato suono della band. In questo senso “Brazil” resta un’opera ricca e articolata, esempio brillante di come una fantasia vulcanica possa abilmente piegare influenze e riferimenti alle proprie urgenze, sfuggendo al gioco delle citazioni. Pop-rock deviante, che si nutre ora di kraut, ora di space-pop à la Stereolab, strizza l’occhio al post-punk, diverte con l’ironia di ritornelli appiccicosi, si affida all’epica di cori anthemici di scuola indie per sottoporli a dilatazioni riverberate e a delay implacabili di chiara marca Animal Collective. A far da filo conduttore una sezione ritmica compatta, dove le percussioni restano rock e groovy anche quando si abbandonano a ritmi esotici. Veramente bravi.
DA SENTIREASCOLTARE
Qualche indizio di una maturità imminente lo si poteva già cogliere due anni fa in quella Insane contenuta nell´esordio Don’t Panic, Go Organic!. Anche se allora si parlava dei Drink To Me come di una formazione new wave affezionata a certe fisicità dei Liars, con molte ambizioni ma senza un carattere del tutto formato. C´è voluto un disco come Brazil per fare il salto di qualità, oltre a un mercato discografico pronto ad accogliere a braccia aperte l´ennesima produzione in stile Animal Collective.
Le direttive estetiche del disco sono chiare: accumuli sintetici di Korg e Roland, echoes, tribalismi assortiti che intercettano il beat terzomondista tanto in voga negli ambienti più avant-pop, psichedelia onirica e una complessità di forme che fa della mutevolezza di genere e dei dettagli un punto di forza. Come nei Suicide mascherati di B9 o negli Akron / Family in trip di Black Friday e B1, nei Wora Wora Washington di The End Of History (America) o nei NEU! virati Oneida di Amazing Tunes. Con da un lato una personalità spiccata e dall´altro la consapevolezza di rappresentare un trait d´union con le ultime tendenze e quindi un potenziale punto di incontro per gli utenti affamati di coolness.
“Listen To These Amazing Tunes, The Sound Is Cool”. Appunto. E il risultato sorprende. (7.4)
Fabrizio Zampighi
http://www.myspace.com/drinktomeband
http://www.drinktome.net
http://www.myspace.com/nolatzco
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