Quando la definizione di ´world music´ non esisteva, quando Peter Gabriel era ancora a travestirsi per attirare l`attenzione sui Genesis, quando in Italia si discuteva animatamente (e con poca sintesi) sul rapporto fra musica di tradizione orale e lievi contaminazioni, Christian Burchard portava il suo gruppo di rock-jazz sui territori delle mescolanze musicali ed etniche. Gli embryo, fin dall`inizio degli anni Settanta, cominciavano a esplorare le culture del Mediterraneo, l`Oriente più lontano, l`Africa.
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Il loro più recente disco è proprio un nuovo resoconto di un ulteriore viaggio, da Istanbul a Casablanca, due città simbolo della cultura musicale del Mediterraneo. È un album doppio che fotografa l`attraversamento, in modo impeccabile e non superficiale, di regioni geografiche omogenee. Ma lo fa in modo così profondo che si scoprono tutte le possibile differenze e le enormi richezze espressive. Come sempre, i musicisti coinvolti sono molti e provenienti dalle esperienze più diverse (come il cinese Xizhi Nie , una personalità indiscussa nell`ambito dei violini orientali e dello sheng). Durante il viaggio ovviamente vengono coinvolti (e subito registrati) molti musicisti locali e personaggi come Okay Temiz , Mahmoud Gania , Ahmed Geurfti , Ahmed Özden .
Fra gli `storici´, dobbiamo ricordare le presenze di Edgar Hofmann , Lothar Stahl , Roman Bunka . `Istanbul Casablanca´ è un lavoro che riesce a stimolare l`immaginazione di chi ascolza. È la forza della musica e gli embryo riescono ancora una volta a sfruttarla al meglio.
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