Nel novembre 2010 è uscito il secondo lavoro musicale del flautista e pluristrumentista Giuseppe Dal Bianco, un cd dal titolo “perpetuo vagare” che segue il primo (solista) “senza ritorno”.
Otto composizioni per strumenti a fiato e percussioni, un collage di suoni provenienti da ogni parte del mondo prodotti da venti strumenti diversi.
A questo nuovo cd ha collaborato anche il percussionista Luca Nardon.
Nuovi strumenti si aggiungono a quelli già numerosi che Dal Bianco solitamente usa in concerto: in particolare strumenti provenienti dall’estremo oriente come il khene, il bawu e l’hulusi, e un doppio flauto pakistano, l’alghoza, ma anche l’italianissima piva emiliana, adattata però alle atmosfere e allo stile musicale di Giuseppe Dal Bianco.
“Perpetuo vagare” è un viaggio sonoro ipnotico: strumenti a fiato sostenuti da loop ossessivi e percussioni, una musica quasi rituale, sonorità inconsuete, suoni di flauti a volte filtrati e deformati…
Brani come racconti, creati per immaginare, storie che portano “altrove” in una dimensione evocativa, quasi spirituale, come nel primo brano “declamazione” dove un flauto pakistano dalla grande potenza espressiva viene esaltato nella sua purezza e sostenuto alla fine da un groove percussivo di Luca Nardon di una forza esplosiva.
Nel brano “la profezia” Dal Bianco suona l’Hulusi, uno strumento a fiato cinese, in “memoriale” usa il Khene, l’organo a bocca del Laos, affiancato da molti altri strumenti come un oboe indiano e flauti tradizionali irlandesi.
“Il silenzio di Komitas” è un brano dedicato alla memoria di Komitas, un monaco/musicista armeno vittima delle atrocità subite ad opera dei turchi, durante il genocidio.
Si arriva così al penultimo brano “così mi parlò lo sciamano” in un’atmosfera quasi dionisiaca, caotica, misteriosa e magica…
L’ultimo brano “Sirti im Sasani” è un brano tradizionale armeno, l’unico del cd che non è stato composto dall’autore.
In questo nuovo lavoro, Dal Bianco non usa solo strumenti a fiato, ma anche l’hang e la kalimba, strumenti con i quali esegue il brano che dà il titolo al cd, dove il ritmo cadenzato e ripetitivo dà appunto l’idea del vagabondare senza una meta…
Il “perpetuo vagare” del titolo però è inteso non come una vagare nel mondo, ma un perpetuo vagare nei “paradisi della musica”, come scrive l’autore in una sua riflessione nel booklet del cd:
Questa è la mia musica.
Questa è la mia vita.
Ciò che sento, che vedo, che ascolto, che osservo,
ciò di cui mi nutro.
In tutto questo ci sono le persone che incontro ed ho incontrato,
i viaggi mai fatti, la mia mente che viaggia.
C’è la potenza del suono, nutrimento della mia anima,
il silenzio che seduce e mi conquista,
il respiro che diventa musica.
Questo è l’amore per i miei mille strumenti,
è il soffio che li mantiene vivi.
Questo è il mio perpetuo vagare nei paradisi della musica.
Giuseppe Dal Bianco
Flautista e pluristrumentista ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio “A. Pedrollo” di Vicenza diplomandosi in flauto traverso sotto la guida del M° Vincenzo Caroli.
Svolge attività concertistica in Italia e all’estero e contemporaneamente attività espositiva nel campo delle arti figurative come pittore.
E’ docente di flauto traverso presso la Scuola Media ad Indirizzo Musicale di Malo.
Ha collaborato con numerosi musicisti e gruppi musicali e dal 1998 al 2005 è stato direttore dell’Orchestra Giovanile di Sarego. Recentemente ha fondato il Silent Trio (fiati, pianoforte e percussioni).
Per diverse compagnie teatrali (La Piccionaia – I Carrara, Theama Teatro, La Zonta) esegue dal vivo le musiche di scena in numerosi spettacoli
Da diversi anni si dedica allo studio degli strumenti a fiato etnici (duduk, khene, didgeridoo, benas, fujara, alboka, alghoza).
Sotto la guida del musicologo Luca Xodo, apprende la tecnica della respirazione circolare e a suonare il didgeridoo, e attraverso la frequentazione del M° Giovanni Casu di Cabras, apprende i primi rudimenti inerenti la tecnica delle launeddas e delle benas, strumenti a fiato della grande tradizione sarda.
Presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia ha frequentato Master Class di flauto arabo Ney con il M° Kudsi Erguner e di Duduk armeno con il M° Gevorg Dabaghyan.
Studia l’Alghoza, il doppio flauto tradizionale del Rajastan e Pakistan con Akbar Khamiso Khan e Steev Kindwald.
Ha frequentato corsi di perfezionamento per didgeridoo con Ondrej Smeykal e Ali Andress.
Affascinato dalle sonorità che legano Occidente e Oriente, con il chitarrista Federico Mosconi sviluppa un progetto sonoro tra elettronica e suono delle origini e producono un CD dal titolo “altrove”. Nel 2005 incide un CD dal titolo “senza ritorno” che lo vede protagonista assoluto, nel quale, con i suoi numerosi strumenti esegue nove brani strumentali da lui composti e arrangiati.
Nel 2010 incide il secondo CD dal titolo “perpetuo vagare.
Luca Nardon
Percussionista e batterista versatile, con 30 anni di musica e spettacoli alle spalle. Autodidatta agli inizi, ha studiato poi con percussionisti come Naco Bonaccorso, Federico Sanesi, Benzito Celestin, approfondendo così la sua preparazione,affinata poi nel tempo dalle collaborazioni con musicisti di ogni estrazione e provenienza. Va ricordato il suo apporto come batterista all’ Eddie Hawkins Quartet, con il quale ha suonato per anni in tutta Italia e all’estero, nell’ambito di Festival internazionali. Ha suonato per lungo tempo blues, accompagnando musicisti londinesi e americani, fra i quali Marcus Malone, Brendan Hoban, Paul Cox. Numerosissime le sue collaborazioni con jazzisti dell’area veneta.
Con Patrizia Laquidara ha inciso un cd e ha suonato “live” nell’ambito di molti progetti artistici. Da molto tempo è coinvolto nell’esperienza creativa dell’Acoustic Jazz Trio e dei Tamm, situazioni musicali “di frontiera” tra tradizione e contaminazioni, che danno ampio spazio alla sua ricerca ritmica e timbrica come percussionista.
Attualmente collabora con un poliedrico trio di klezmer-fusion, i Bube Sapravie. Ama appunto le contaminazioni e il dialogo con altre forme d’arte. Nell’ambito della danza vanno citate la partecipazione ai concerti italiani del Balletto Nazionale della Costa d’Avorio, la collaborazione con il gruppo internazionale di flamenco Fuente Flamenca; nell’ambito del teatro-danza l’esperienza con il ballerino-coreografo Thierry Parmentier. Nel 2005 è stato invitato a suonare l’opera in pietra cava dello scultore Marco Peotta, all’Accademia delle Belle Arti di Brera, a Milano. Tra le numerose collaborazioni va citata quella con la cantante siberiana Sainkho Namchylak, e, nell’ambito della musica leggera, con Antonella Ruggiero e Gio’ Di Tonno. Sempre più numerose in questi ultimi anni le collaborazioni con musicisti d’estrazione classica: da ricordare i concerti in Islanda e nei Paesi Baschi con la Libera Cantoria Pisani nel 2003 e 2009 e con l’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza. Attualmente ha al suo attivo 21 incisioni discografiche.
Ha appena inciso “Alma”, il primo cd a suo nome, con musiche interamente proprie.
E’ didatta da più di 10 anni. Insegna in alcune scuole di musica nel vicentino; da anni propone in Veneto corsi sul ritmo e sugli strumenti a percussione diretti a studenti ed insegnanti, corsi di aggiornamento per insegnanti, lezioni-concerto presso scuole ed assessorati alla cultura.
http://www.giuseppedalbianco.it
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