Questi due fratelli di Amburgo Eva e Philipp Milner sembrano proprio essere una delle più emozionanti rivelazioni in ambito electro-pop dell’anno in corso. L’omonimo album di debutto raccoglie infatti canzoni meravigliosamente composte che avvolgono in atmosfere oniriche e affascinano per la scelta dei suoni.
Che la scena elettronica tedesca sia da sempre fra le più interessanti del mondo, non è un mistero per nessuno. Senza nemmeno dover scomodare i Kraftwerk, gli Einstürzende Neubauten o altri vecchi bacucchi, le ramificazioni all’interno dei vari sottogeneri sono ormai talmente fitte che si oscilla senza soluzione di continuità fra l’electroindie minimale di The Notwist e Lali Puna e l’ebm, fra la techno e il post-rock (quello senza chitarre), passando per qualsiasi altro genere abbia mai avuto una chance di stazionare nei pressi della definizione di “musica elettronica”.
Per gusto e scelta dei samples, il debutto degli Hundreds si posiziona spiritualmente vicino ai primi due nomi citati, e non mancherà di piacere anche agli ammiratori di cult band come Röyskopp, Fever Ray o The Knife (c’è meno follia in queste canzoni, ma il loop di Wait for my Racoon va a parare esattamente da quelle parti).
Nell’intervista con Eva Milner, voce degli Hundreds, parliamo di un disco a due anime: quella live, un’esplosione di percussioni elettroniche e voce da far vibrare le ossa, e quella vera e propria incisa fra i solchi digitali del CD, più soft e controllata. Ambedue hanno i loro perché e se da un lato il concerto sembra essere, anche grazie ad un’impressionante presenza scenica, la dimensione naturale degli Hundreds, dall’altra il disco riporta alla mente le atmosfere sognanti dell’ingiustamente sottovalutato (e per questo, mosca bianca in una discografia orientata in realtà su tutt’altro) Souvenirs, degli olandesi The Gathering.
Più che lyrics, pensieri a voce alta che si aggrovigliano su se stessi; toccando corde intimistiche, le dodici tracce del debut si rivelano musicalmente sfaccettate, poliedriche, vitali quel che basta ma sospese sempre e comunque su una texture madre in cui la malinconia traccia la rotta.
Un disco bello e delicato.
Video:
http://www.youtube.com/watch?v=ZMN_Xxbl2Tg&feature=related
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http://www.myspace.com/hundreds
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