INDIEGESTA
festival di musica indipendente italiana
Nasce in casa CSC una nuova piccola rassegna di musica alternativa. Un piccolo festival di due serate, per dar voce alle nuove realtà italiane, e per non trascurare chi nella nostra provincia tenta di proporre suoni meno convenzionali. Un festival che non solo fa suonare i musicisti, ma che li vuole anche fare incontrare. Per creare una 'scena', un circuito tra addetti ai lavori e i musicistri stessi, un insieme di idee e nuove proposte. INDIEGESTA si sviluppa in due serate tematiche. La prima dedicata alle soffuse sonorità dell'indiepop/rock, la seconda ai suoni più nervosi e irriverenti del rock e del noise.
Programma Venerdì 04 febbraio 2005. ore 21:00
TYPHOID MARY (electro pop da Vicenza)
LITTLEBROWN (minimal pop da Treviso)
EDWOOD (indie pop da Brescia)
Programma Sabato 05 febbraio 2005. ore 21:00
HAND ROLLING (grunge rock da Vicenza)
G.I. JOE (noise rock da Treviso)
SEDIA (math rock da Ancona)
TYPHOID MARY
Duo dalla provincia di Vicenza. Chitarra e campionatore. Dediti ad un electro pop, con venature kraut rock e no wave. Devo e kraftwerk suonati con el guapo e blonde redhead in cuffia.
LITTLEBROWN (www.maledetto.it/littlebrown)
dice di se:
Non è poi così difficile dirvi qualcosa su di me. Prima di tutto: LA MUSICA. Ho suonato in diverse band durante gli ultimi anni, con le quali abbiamo fatto diversi tipi di rock. Il filo conduttore era comunque la ricerca di qualcosa di nuovo dalla mia chitarra. Nel tempo libero ho cominciato a scrivere qualche canzone allegra Ed è questo il motivo per cui LITTLEBROWN è nato e suona con il suo computer. Il mio progetto è di fare qualche canzone che non sia senza senso e che possa mettere il buonumore. Magari ci riuscirò. Mi sono dimenticato di dire un'altra cosa: mi chiamo Paolo Moretti, sono italiano e ho 22 anni (diciamo che sono nato nel 1980). E questo è tutto.
dicono di lui:
- Un solista che si muove nel campo del lo-fi rock, un rock ubriaco divertente e spensierato che fa viaggiare la mente in mondi che musicalmente sono stati solo toccati ma non solcati.
- One man band in salsa rock, dolcissime canzoni d’ammmmmmmore strampalate, da sentire assolutamente il disco e soprattutto il live.
-Rock ‘n roll minimalista, scarno, divertente, qualcosa di nuovo.
-Un rock ubriaco che mi ha veramente sorpreso per la capacità di farti sorridere. Dal vivo veramente fantastico.
EDWOOD (www.fosburyrecords.org) (www.edwood.it)
dicono di se:
Esistono sentimenti circolari come le onde di un lago trascurato dall'inverno. Lungo le sue rive scorrono suoni diagonalmente elettrici prodotti in solitarie stanze. Siamo sulla sponda occidentale del benaco. Abbiamo da pochi anni superato il primo millenio. Restano alle nostre spalle le belle facce da tv; siamo come sconosciuti su un treno: distanti e uguali da ogni punto di vista.
Cinque persone che coinvolgono sensazioni soffici e melodie dilatate in una musica che sa di vintage anni ‘70 e di minimalismo elettronico. consigliato l'ascolto meditato, notturno, sfondo di viaggi emotivi.
dicono di loro:
-Il gruppo dimostra non solo di saper scrivere buone canzoni, ma di essere in grado di congegnare arrangiamenti tutt'altro che scontati, con i plettri che creano arpeggi e fraseggi avvincenti i cui vuoti sono riempiti senza troppa invadenza da tasti e manopole, mentre la batteria elettronica e quella vera si danno il cambio a tenere il tempo (Il mucchio selvaggio).
-Come muoversi con nonchalance tra valido pop-rock raccolto d'indole blue e nascosta attitudine punk che ruggisce e chiede di uscire. Un disco sospeso tra suoni elettronici lisergici di scuola Yuppie Flu, note più aggressive che riportano ai Pixies e qualche rimembranza di certo Bowie: quello più introverso. (Rumore)
-I paragoni con i Notwist, gli Yuppie Flu, o mille altri gruppi si sprecheranno, ma -Like a movement- resta un ottimo album capace di brillare di luce propria grazie ad un gusto melodico assolutamente eccezionale ed a suoni sempre perfettamente adatti alle atmosfere proposte. (www.kronik.it)
HAND ROLLING (www.handrolling.it)
Grunge rock solitamente interessante, tinto di tonalità new wave e dark alla interpol.
G.I. JOE. (www.fooltribe.com)
dicono di loro:
-Potuti ammirare dal vivo, sono riusciti a confermare quel che su disco era emerso in maniera lampante: trasporto nell’esecuzione dei pezzi e in questo sarebbero tranquillamente paragonabili agli Chevreuil anche solo per il fatto di riuscire a creare, essendo solamente in due, un sound completo e compatto, senza sbavature di sorta. G.I.Joe è math-rock (forse!!!), quel che più si comprende dall’ascolto è un grande interesse per il post-rock, richiami a gruppi come Fugazi ma anche vagheggi elettronici. Quando escono questi dischi possiamo solo rallegrarci ed essere fiduciosi della scena indie italiana, perché Clito’s Angels lascia intravedere un futuro di grandi successi per i G.I.Joe. (www.kathodik.it)
-I G.I.Joe sono in due, Alessandro e Riccardo, e in due spaccano con assoluta consapevolezza tutto quello che trovano davanti. Voce ipoteticamente schizzata, percussioni incessanti (anche le batterie possono diventare due..), basso effervescente ed aritmetico. Può capitare anche qualche presunta intrusione elettronica. Devasta pure quella. I riferimenti vanno della sfera Dischord più fugaziana al math rock meno cerebrale. Ne sentiremo parlare. E molto. (www.kronik.it)
SEDIA (www.wallacerecords.com)
dicono di se:
Poca cultura, poca idea e poco cuore; soprattutto materia e movimento. SEDIA è fatto d'intenzioni. Può dire poco sulla tua vita, ma può arrivarti dritto in faccia e girarti intorno... Abbiamo 21, 24 e 23 anni, suoniamo insieme da luglio 2003 ma ci conosciamo da anni.
Esordio fragoroso per i SEDIA. Mazzate noise tanto efficaci quanto poco scontate, 6 tracce a base di ritmiche quadrate senza essere 'math', dove i riff sono a cura di un basso bastardo ed il rumore a portata di chitarra. Ed è tutto molto, molto rocknroll.
dicono di loro:
-Giovane trio anconetano dedito ad un noise grezzo, diretto e soprattutto privo di ogni finto intellettualismo di sorta. (www.kronik.it)
-Una sequenza di nevrosi che si accavallano inseguendosi l'un l'altra, all'interno di un complicato apparato strumentale. Un flusso di note stracciate dall'intensità dell'hardcore e ricomposte con le movenze del freejazz. Muri di suono che quasi lambiscono il metal, dilatandosi improvvisamente in sofisticate strutture minimali. Un suono che spaventa per intensità e fragore, rovesciando una violenza primordiale, ma capace di piegarsi persino all'eleganza del post rock. Un trio impetuoso, che ammira certe movenze degli Zu, pur distanziandose abbondantemente per attitudine e scelte creative. (www.rockit.it)