È uscito da poco per l’elegantissima etichetta Rune Grammofon Viscera di Jenny Hval. Precedentemente Jenny era conosciuta come Rockettothesky, e aveva già ottenuto una discreta risonanza nell’ambito della musica chic. Ma le radici della norvegese Jenny Hval non sono in una particolare scena di musica underground, bensì nella letteratura. Jenny ha infatti studiato “creative writing” all’Università di Melbourne, in Australia. La più grande ispirazione per Viscera, e per la sua musica in generale, è lo scrittore e filosofo francese George Bataille.
Ascoltando la sua musica si percepisce una forte preparazione sia vocale che intellettuale e per quanto riguarda la sua carriera non sta facendo neanche un passo falso; in questo momento l’algida cantante surrealista è braccata dalle riviste culturali più prestigiose e raramente si concede.
Ovviamente ci sono anche delle ispirazioni musicali, e tendono ad essere tutte delle icone femministe fra cui Kate Bush, e la divina Diamanda Galás.
Costantino della Gherardesca
Recensione
A distanza di circa un anno dall´uscita dello splendido esordio di Susanne Sundfør, un´altra fanciulla norvegese fa parlare di sé. In “Viscera” Jenny Hval (ventenne nata e residente a Oslo) riunisce le sue esperienze passate, segnando il primo album a proprio nome con un´intensità straordinaria.
Dopo due prove non certo banali con il progetto Rockettothesky (“To Sing You Apple Trees” nel 2006 e “Medea” nel 2008), a metà fra folk crepuscolare e sperimentazione umbratile, la giovane nordica ha anche collaborato con la più quotata connazionale Susanna Wallumrød meglio conosciuta con lo pseudonimo Susanna and the Magical Orchestra.
Le nove composizioni qui raccolte si distinguono per la loro formula di folk semplice e strutturalmente essenziale, la voce è elemento preponderante e splende in tutta la sua magnificenza, con cromature variegate e purissime. Le uniche divagazioni dagli accordi di chitarra sono esili arrangiamenti elettronici in sottofondo e alcune percussioni delicate, peraltro del tutto accessorie, a differenza dei ritmi pulsanti della Sundfør. Non si percepisce una coltre di asfissiante malinconia o di perdizione nebbiosa, i sentimenti più ricorrenti in questo disco sono la sconfinata pace che può evocare un orizzonte freddo e nevoso, oltre alla sostanziale serenità celestiale che la voce cristallina della Hval evoca con le sue note limpide. La lunghezza dei brani - quasi sempre sopra i sei minuti - permette loro di svilupparsi gradualmente, fino a raggiungere la perfezione in “This Is A Thirst”.
Non c´è un elemento distintivo che riesca a far risaltare in maniera decisiva una o l´altra canzone, la sensazione che danno le nove tracce ascoltate in una sola tornata è quella di avere di fronte un unicum difficilmente scindibile. Il meglio di “Viscera” si scopre nei suoi particolari, nei piccoli interstizi che giacciono fra le maglie di un suono irriconoscibile (la melodia di “Portrait Of The Young Girl As An Artist”), la seduzione sciamanica di “Blood Flight” o gli impalpabili intrecci di note nella ballata pastorale “Golden Locks”.
Capace di sfuggire dai target con prepotenza silenziosa, Jenny Hval ha messo insieme un album emozionante, realizzato con il cuore e tale da far distinguere nettamente l´immagine di un´artista baciata da un´ispirazione di rara ricercatezza.
Ondarock
http://jennyhval.com/
http://www.vogue.it/people-are-talking-about/musica-teatro-cinema/2011/04/jenny-hval-viscera
http://ondarock.it/recensioni/2011_hval.htm
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