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JESSICA PAVONE & MARY HALVORSON (Usa) – Data unica in Italia –

  • sabato 19 Febbraio 2011

L´aspettavo al varco questa seconda prova della coppia Halvorson-Pavone. Dopo un album d´esordio passato quasi inosservato - Prairies, uscito per la spagnola Lucky Kitchen nel 2005 -, cinque anni di attività per lo più sui palchi newyorchesi e una serie di fruttuose collaborazioni (la più recente nel sestetto del trombettista Taylor Ho Bynum; la più singolare quella della Halvorson nei People, a fianco dell´ex Storm & Stress Kevin Shea), alle due “figliocce” dell´affettuoso e genialoide Braxton mancava solo la consacrazione definitiva.

Mancava, appunto, perchè il presente lavoro supera di gran lunga le attese - se non altro le mie - e vale come iscrizione a pieno diritto nella categoria delle cose più interessanti ascoltate negli ultimi mesi.

Un disco sorprendente questo On and Off, che si muove in territori principalmente di confine, in spazi precari e privi di collocazione, seguendo traiettorie marginali a qualsiasi facile definizione, esibendo una recalcitrante riluttanza nel lasciarsi descrivere e inquadrare.

Vi confluiscono, intrecciandosi, le più svariate suggestioni: l´improvvisazione rigorosa e radicale di scuola europea e braxtoniana (la parte centrale di “Crawling”); certe esperienze di matrice post-rock e slowcore (“Speaking with Silence”); una venatura dolciastra e inquietante di folk stralunato, con tanto di cantilene infantili e paranoiche (la dolcissima “Hartford”, un viaggio di andata e ritorno dal profondo dell´America di provincia al noise più feroce); richiami espliciti al repertorio classico contemporaneo (“The Wand”); un gusto paradossale e grottesco per il pop (“On and Off”, “Revo-Lover” e il canto serafico della conclusiva “I Am Fine”, con arrangiamenti spettrali degni del primo Smog - alias Bill Callahan). Insomma, un bel calderone ribollente, un´autentica borsa di Mary Poppins - per gli amanti dell´animazione giapponese potrei citare il marsupio di Doraemon - dal quale si riesce ad estrarre un repertorio inesauribile di bizzarre invenzioni e mirabolanti cianfrusaglie.

Brillano nel corso delle 12 tracce, poco meno di una quarantina di minuti, le splendide doti strumentali, compositive e interpretative della coppia di streghette: la contorta e precaria Mary, sospesa tra Derek Bailey e le sghimbesce architetture di David Grubbs; la sanguigna e struggente Jessica, più vicina alla straziante voce di John Cale che all´algida compostezza di Mat Maneri.

Crudeli ammaliatrici! Quale infallibile filtro avete usato per sedurre il mio cuore?

All About Jazz
http://www.myspace.com/maryandjess
http://maryhalvorson.com/
http://jessicapavone.com/

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