Veri e propri eroi locali del blues pre-bellico, il Bombatomica e la sua Cheap Orchestra si sono plasmati... quasi naturalmente in questi anni creando un gruppo-monstre delle migliori teste punk della scena veronese. Pezzi acustici col benjo, la voce depressivamente rotta di Michele, atmosfere da balera riminese invasa da un´orda di sudici bluesmen, la sega, gli organetti, l´attitudine per il punk elettrico che, anche se sotterrata da sei piedi di folk, alla fine viene fuori: una specie di lavatrice scassata che centrifuga il buon vecchio Bob Dylan e il buon - e non così vecchio - Micah P. Hinson.
Imperdibili.
Brainstorming: stivali texani, sigari, fare l´amore su un pick up, mani appiccicose di Desperados, rossetti sbavati, coiti troppo ingestibili.
Per essere un disco d´esordio è notevolissimo.
Nelle cuffie si sente una grande voce, quella che qualunque donna ogni mattina vorrebbe dicesse: "Buongiorno bellissima", accompagnata da una ventata di whiskey.
Uno che sceglie un nome d´arte così già ottiene tutte le nostre simpatie. Se si aggiunge, poi, un album come questo, possiamo anche già discutere del nostro futuro assieme.
Ad ascoltarlo mi viene in mente un´immagine truculenta, tipo un frontale tra due furgoni guidati da Pogues e Vinicio Capossela.
Tra le vittime ahinoi anche molti passeggeri, più o meno tumefatti e riconoscibili quali Gun Club, Black Heart Procession, Calexico, Goran Bregovic, Noir Desìr, Micah P. Hinson, più altra fauna di frontiera in corso d´identificazione. Nella realtà, il responsabile del misfatto è tale Michele Darrel Bertoldi, altrimenti noto come Michele Bombatomica, autore di scorribande smaniose a capo della Cheap Orchestra, ovvero quattro facinorosi che lo spalleggiano brandendo tromba e fisarmonica, chitarre aspre e contrabbasso, lap steel e flauto, organo e basso tuba.
La miscela è impetuosa e ubriacante com un vin brulé corretto al cherosene, prima un bailamme trafelato nella gola poi nel corpo un languore febbrile. La scaletta si compie tra carrellate da road movie col morto (Shot You Down), palpitazioni lisergiche (Flower Song For Barefoot Dancers), marcette nevrasteniche (Nonsense Song To Sing Along), trepidazione da mariachi in acido (Never Return), cha cha cha da guitti letterari (Liar) e valzer da bettola triste (Bar). Nulla di nuovo sotto questo sole tendente al grigio, nessun lampo inaudito che spezzi la monotonia dell´orizzonte, ma una commedia dark recitata fino all´ultima stilla di sudore, aggrappandosi alla linea di confine tra stereotipo e vita, dove la finzione (musica, cinema, letteratura, di nuovo musica) è innanzitutto una verità mascherata.
Nel caso in questione, tra crederci e non crederci val bene concedere il beneficio del dubbio. Te ne viene in cambio un ascolto appagante.
Sentire Ascoltare
SO . LO
Ci sono tanti anni novanta in questo primo lavoro del duo chiamato So.lo. C´è il rumore, le chitarre e l´effettistica dei Sonic Youth, ci sono le urla di Cedric Bixler-Zavala degli At The Drive-In e c´è l´incedere, molte volte, degli Shellac. Tutto questo in sole sette tracce, per poco più di venti minuti. È questo Galvanica, primo ep totalmente autoprodotto dal duo. E quando dico totalmente, intendo a trecentosessanta gradi: dal fuori (l´artwork, a dir poco stupendo) al dentro. E questo "dentro" sarà lì, pronto a graffiarvi e colpirvi per lasciarvi scossi, di secondo in secondo. Un lavoro che alterna parti distorte e pesanti a parti un pò rilassate, addirittura psichedeliche (se pur per pochi secondi). Già da Kirchoff, primo pezzo, si sentono tutti questi elementi: un inizio lento, ma pesante che dopo un minuto si velocizza e poi si arresta, riparte per poi rallentare di nuovo. E la voce, pronta a urlare il testo, a volte lascia fiorire delle imprecisioni che, a fanculo tutto, rendono il risultato finale ancora più rumoroso. X-man è il vero manifesto della band, una cavalcata martellante di batteria e chitarra, con inciampi che - strano a dirsi - sanno essere lineari. Hands, invece, è un proiettile noise-punk sparato fino ai due minuti, che si ferma per fluttuare nell´aria per meno di sessamta secondi e poi esplode nel finale, sempre senza mai lasciare il nervosismo di base. E se prima parlavamo di inciampi, hyper-m è l´estrema dichiarazione d´amore del duo verso gli stop´n´go, portati all´ennesima potenza in meno di due minuti chiaramente noise-rock. Ttb è un altro di quei momenti tipici dei So.Lo: batteria e chitarra nervosi, veloci, cavalcanti, che sanno essere interrotti solo dagli interventi della voce, col suo testo urlato e ripetuto. E come può un gruppo non math-rock riuscire a ricordare i gruppi siciliani del genere? basta ascoltare 3/4, e capirete. I momenti noise degli Uzeda, gli stop´n´go ripetuti e il finale come "valzer mentre si è mangiati dalle mosche" dovrebbero incuriosirvi abbastanza per concedere un ascolto. Il finale è affidato ad una traccia (refkim) molto vicina all´iniziale: stessa, perfetta, combinazione di batteria e chitarra, ad inseguire il testo urlato. Un gruppo, i So.Lo, cresciuto a latte, biscotti e Steve Albini. E non è un male visti i risultati, anzi...
http://www.myspace.com/cheaporchestra
http://www.myspace.com/soloradon
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