Fabio Bonelli (Milaus) - chitarra, voce, clarino, fisarmonica, banjo, glockenspiel e oggetti casalinghi
Non è certamente la prima volta che si cerca di far musica usando oggetti presi dalla vita reale e suonati come strumenti. Come idea ormai è un po´ sorpassata, ci sono dischi che sono usciti bene altri meno. Questo "Musica Da Cucina" rientra tra quelli usciti bene.
Nato come un gioco, perseguito come esperimento e terminato con la seriosa intenzione di fare un disco completo in tutte le sue parti, booklet compreso (bellissimo, nuovamente curato da Spazio e Maggiani), per poi esibirlo dal vivo. Clarino, fisarmonica, chitarra, banjo, glockenspiel e oggetti casalinghi (tutti rigorosamente catalogati e segnalati al fondo del libretto). E non è post rock da quattro soldi, non ci si ferma al fatto che usare stoviglie potrebbe bastare a far sembrare il progetto "curioso". Ogni pezzo ha una sua forma precisa e gli strumenti non sono altro che un´indicazione di dove il brano è stato registrato (in cucina). "Canzoni" che potrebbero benissimo stare su un disco dei Tortoise – sopratutto per questi mestoli che diventano dei vibrafoni un po´ stonati – o su una mai pubblicata parte due di "Rock Action" dei Mogwai – soprattutto per i brani cantati. In "...e sorridi quando cucini" si sente un bollitore che fischia (o canta). In " Non suonare quando mangi", forse, si lavano i piatti. Alla fine ci si abitua a questo tipo di suoni e lo si considera come un normale album di musica sperimentale, uno dei migliori mai ascoltati. Tra loop rumorosi (la parola field recordings qui è superflua), pezzi pop delicatamente confezionati, e parti ambientali che si perdono nelle preparazioni di possibili e immaginari manicaretti. Ripeto, uno dei migliori dischi "post" usciti ultimamente.
ROCKIT
Chissà se il Pellegrino – l’Artusi (1820 – 1911) scrittore, critico e gastronomo – ha mai immaginato che per La scienza in cucina e l’arte del mangiar bene qualcuno, un secolo dopo, avrebbe potuto scrivere una appendice musicale. Ne sarebbe esploso di gioia, vien da credere, per quel compendio che avrebbe aggiunto il senso mancante, l’udito, a tutta la gamma sensoriale propria dell’arte culinaria.
Musica da Cucina è questo strano individuo che con una loop station, qualche pentola, un fornello e poco altro ci allarga la mente e rilassa il corpo di post-rock minimale, a volte pop, sovente sperimentale. Quando apri il booklet – una splendida confezione corredata di una bustina da te, disegni, fotografie e persino una ricetta di süjarei – ne scarti il disco da un pacchetto sigillato e lo inserisci nel lettore, questo se lo mangia, come una lavastoviglie un piatto sporco. Vieni subito circondato di suoni talmente familiari da farti sgranare gli occhi mentre le papille gustative, le ghiandole e tutto il resto iniziano a lavorare.
Sono i rumori della tua résdòra (cuoca, in dialetto modenese; molto spesso è la nonna, l’anziana padrona della cucina e dei segreti tramandati di generazione in generazione) sono le sensazioni che hai sentito fin da bambino, mentre le donne di casa ti mettevano in un angolo a giocare, per aver le mani libere e cucinare in santa pace. Ma sono anche suoni intimi, quelli di una cena a lume di candela, il tintinnio dei bicchieri, il caffè pronto, un bollitore. Gli strumenti diventano ingredienti, elencati in ordine in fondo al booklet, pezzo per pezzo; e non abbiate timore dello sperimentalismo quando è benfatto, perché trovate un glokenspiel, un clarinetto, una chitarra, ma sono mero accompagnamento, come la vece del cuoco che canticchia sui fornelli.
Potrei parlarvi di Tortoise, di Giardini di Mirò remixati, di Mogwai nel fondo del mare, ecc, ecc… ma preferisco limitarmi al Pellegrino, l’Artusi, che fu soltanto uno scrittore e scrisse il miglior ricettario della storia della letteratura moderna. Proprio come Musica da Cucina, che trasforma la quotidianità in musica, un secolo dopo, restituendo finalmente l’udito a tutta la gamma sensoriale propria dell’arte culinaria.
ROCKLAB
Musica Da Cucina è il progetto di Fabio Bonelli (Milaus), ideato in un appartamento dai soffitti alti e da un angolo cottura che definire cucina suonerebbe un po´ approssimativo. L´intenzione senz´altro desta curiosità: creare musica mescolando suoni provenienti da oggetti di uso comune, destinati ad usi per lo più alimentari (da qui il nome). Sulla carta la cosa ha un grande fascino, anche se il risultato può diventare davvero rischiosissimo o noioso. Spazzando via ogni dubbio, diciamo che l´album che ne è uscito è bellissimo, inquadrabile in certo post rock minimale, da Geographic Records, direi, (viaggiando con la memoria a 5/6 anni fa). Una nota va spesa pure per il booklet, curato da Giacomo Spazio, dalla grafica e dal gusto impeccabile (un vero e proprio oggetto da collezione). L´esperienza è volta a riprodurre suoni malinconici ed evocativi, con l´utilizzo di una loop station. Ritmi spettrali, sbuffi, rarefazioni e atmosfere assolutamente casalinghe fanno del lavoro qualcosa di veramente magico: dalla pentola che si riempie d´acqua in Non Suonare Mentre Mangi, alla malinconia della cantata Una Cartolina tra bicchieri e pentolini. Il bollitore che fischia in modo sempre più intenso in ...E Sorridi Quando Cucini, lo sbattiuova amplificato (Come Dentro Una Pentola) o la spugnetta sul fornelletto elettrico: tutto armonizzato con flebili tocchi melodici e circolari di chitarra acustica, sussurri, ukelele, armonica e altre diavolerie. Una delle cose migliori che abbia ascoltato quest´anno. SODAPOP
http://www.myspace.com/musicadacucina
http://www.fromthemountains.com/musica-cucina.htm
http://www.rocklab.it/interview.php?id=126
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