Photo by Caroline Forbes
THE RETURN OF THE NED ROTHENBERG DOUBLE BAND
Marty Ehrlich e Ned Rothenberg, sassofoni, clarinetti
Jerome Harris, basso elettrico, chitarra elettrica,
Stomu Takeishi, basso elettrico
Michael Sarin e Satoshi Takeishi, batteria
-Amo attorniarmi di musicisti che siano in qualche misura esperti delle differenti cucine musicali del mondo, e con loro mi piace impersonare lo chef che inventa e predispone un intero pranzo. Cerco di organizzare portate che possano accogliere i loro suggerimenti, a volte unendo idee diverse in un unico piatto, a volte lasciando che cibi preparati separatamente si incontrino sulla tavola e si completino l’un l’altro. Evito di seguire alla lettera le ricette più tradizionali, ma non mi piace offrire qualcosa di totalmente nuovo solo per stupire o semplicemente perché esotico. Cerco di abbinare ingredienti e sapori in modo che risultino sì insoliti e accattivanti, ma anche graditi e familiari pur senza tradire troppo scopertamente la loro origine. Voglio stuzzicare il palato del mio ospite, mai appesantirgli la digestione. Mi va benissimo la varietà, ma non a scapito del piacere. Ogni piatto dovrebbe avere un proprio carattere, e io cerco di ottenerlo attraverso un uso prudente di spezie e aromi, la necessaria semplicità e un pizzico di meraviglia. Senza eccedere, senza esagerare. Il segreto sta nell'armonizzare i contributi di ciascuno, altrimenti si sa i guai che possono procurare troppi cuochi in cucina!-
La similitudine culinaria che una volta Ned Rotheneberg ha usato per indicare il ruolo assunto nella direzione musicale di uno dei tanti progetti al proprio attivo pare calzar benissimo anche per la Double Band, ensemble stellare che come pochi ha saputo trattare in maniera equilibrata e sapiente una materia ponderosa quale il jazz elettrico poliritmico e nevrotico imploso/esploso negli ultimi decenni nel cuore delle metropoli di ogni latitudine. Facendolo finora con forza, con intelligenza, con intima organicità, senza ricorrere a soluzioni altrui, fossero pure le classiche ricette armolodiche colemaniane o le abbaglianti figure retoriche di scuola M-Base.
La Double Band torna in questi giorni a schierarsi in perfetta, nuda simmetria: doppio assortimento di sassofoni e clarinetti, doppia cellula ritmica e poco altro, niente elettronica, solo qualche graffio di chitarra all’occasione. Quasi un nuovo debutto, dopo l’abbandono negli anni di alcuni protagonisti - e, in primis, la dolorosissima perdita di Thomas Chapin nel 1998 - dopo le deviazioni e una lunga pausa forzata. Non sono mutate le capacità dei musicisti nel dar vita ai propri caratteristici racconti a sezioni multiple, con accavallamenti di trame e distensioni, giochi ostinati di finte risoluzioni e di infiniti rimandi. Immutato anche il respiro epico e circolare dei fiati sopra l’intensità drammatica dei ritmi e degli accenti, la concentrazione del tempo soggettivo sopra il fluire di quello lineare, le stratificazioni di esultanza fisica e di pensoso raccoglimento. Senza interrompere il funk. Senza mai dimenticare il blues. A fianco di Rothenberg sono oggi Marty Ehrlich, Jerome Harris, Satoshi Takeishi, Michael Sarin e Stomu Takeishi: musicisti di generosità artistica e di autentica spiritualità, che suonano con rara dedizione. Impossibile non incontrarne i nomi, scorrendo anche sommariamente le vicende recenti della musica newyorchese: spesso titolari in proprio, oppure splendidi compagni nei gruppi di Bobby Previte, Mark Dresser, Brad Shepik, Eliane Elias, Myra Melford, Henry Threadgill, Mark Feldman e Cuong Vu. E spesso, ma in altri contesti, ancora con Rothenberg. Il quale, dopo le fragorose e affollate esperienze Semantics, Power Lines e New Winds, continua a perseguire i propri interessi con mitezza, con sobrietà - tale infatti è lo stile dell’uomo. La ferrea disciplina nello studio dello shakuhachi, capace di segnare profondamente anche il suo modo di suonare gli altri strumenti.
L'amore inestinguibile per Eric Dolphy. I viaggi in Russia, gli studi in Giappone. L’appassionata esplorazione della microtonalità a fianco di altri giganti del sassofono, o di cantanti di pronuncia diversissima come Sainkho Namtchylak e Catherine Jauniaux. La nuova avventura come produttore discografico. L’approdo alla composizione cameristica. La scrittura.
La musica è appagante ma tremendamente difficile. Scriverne, è la stessa cosa. In ogni discorso sulla musica, le parole sono al più un riflesso, inadeguato a esprimere chiaramente un significato musicale. Per chi scrive di musica, così come per chi suona, le risorse e gli spazi non sono molti. Nulla va sprecato. E tutti dobbiamo mettere amore, lavoro duro e fantasia in quello che facciamo.
Sergio Amadori
DISCOGRAFIA
Con oltre una settantina di album pubblicati a vario titolo dalla fine degli anni settanta a oggi, e una lunga serie di apparizioni su album di Kip Hanrahan, Heiner Goebbels, John Zorn, Nicolas Collins e Altered States tra gli altri, la discografia di Ned Rothenberg è estesa e variegata, e non tutto è di facile reperibilità. Gli album Semantics con Elliott Sharp e Samm Bennett sono apparsi a suo tempo su Rift e Sst, i primi album solisti Trials of the Argo, Portal e Trespass su Lumina. L’etichetta Moers Music, emanazione dell’omonimo festival tedesco che ha sempre sostenuto la Double Band e che quest’anno ne promuove il ritorno sulle scene, ha in catalogo gli album Overlays e Real & Imagined Time. New World ha pubblicato l’esordio di Power Lines e Opposites Attract, con Paul Dresher. Il duo con Sainkho Namtchylak, Amulet, si trova invece su Leo, etichetta che accoglie anche Monkey Puzzle in coppia con Evan Parker e lo splendido solo The Crux. L’album del trio Sync è su Intuition, mentre sono su Victo e Sound Aspects due capitoli New Winds, rispettivamente Digging it Harder from Afar e The Cliff and Traction. Tzadik ha pubblicato l’affascinante Ghost Stories, uno dei migliori capitoli nella celebrata Composer Series; altri lavori del sassofonista sono rintracciabili nei cataloghi Nonesuch, A&M, Ecm, Sub Rosa, Enemy e Virgin.
Da poco Rothenberg ha fondato una propria etichetta, si chiama Animul Records, e sono già disponibili le prime due uscite: Intervals-Solo Work for Woodwinds, un doppio album solistico, e Are You Be, registrato a Tokyo dal trio R.U.B. (Rothenberg, Uchihashi Kazuhisa alla chitarra e il ritrovato Bennett alle percussioni ed elettronica).
Dal 1990 restituiamo musica, dai un’occhiata agli artisti che sono passati dal CSC in tutte queste stagioni!
Sii protagonista, esplora e promuovi con noi musica straordinaria!
Il tuo sostegno farà la differenza!
Newsletter
Iscriviti per essere aggiornato su eventi ed attività del CSC!