OKKYUNG LEE (Corea) - Tre date in Italia
Originaria della Corea, Okkyung Lee è una prodigiosa violoncellista e compositrice attiva nell´ambito della musica contemporanea e dell´improvvisazione. La sua solida formazione classica si è innestata al jazz, alla musica tradizionale coreana e alle tecniche estese, per creare una sua miscela musicale. Il 2014 l´ha consacrata come una dei migliori musicisti internazionali con numerose direzioni artistiche nei maggiori festival.
Compositrice, violoncellista e perfomer di origini coreane ma newyorkese per formazione musicale e culturale. Una violoncellista atipica che non ha nulla di che spartire con altri nomi della musica contemporanea. La Lee pugnala il violoncello con l´archetto, lo distrugge, lo soffoca, lo sconquassa con una nonchalance da lasciare inebetiti. E nonostante la sua musica sia così libera da convenzioni, l´insieme di suoni è in grado di trascinare altrove, di abbandonare il corpo di chi accetta la sfida tra le galassie. Okkyung Lee non solo fa ascoltare lo strumento, ma lo fa anche sentire.
Sentire non solo questa musica, ma anche il corpo, la carne, la vita del violoncello stesso.
http://okkyung.wordpress.com
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Oggi è difficile trovare originalità nell´ambito del jazz, e certamente il violoncello è uno degli strumenti che più soffre della necessità di rivolgersi al passato. Quando poi si passa alla musica classica e in particolare a quella moderna la caratterizzazione diviene ancora più difficile: la coreana Okkyung Lee sta provando a sorpassare il problema unendo alla formazione strumentale una forte componente nella partitura: scoperta da Zorn nell´ambito delle sue proposte orientali, la Lee fa parte di quelle compositrici che inglobano all´interno della loro musica tutte le loro influenze in maniera sintetica: l´austerità classica, le influenze di quella coreana, la passione per gli impasti timbrici, le interazioni con l´elettronica, l´improvvisazione jazz.
Okkyung Lee viene recensita in quasi tutti i magazine di jazz, ma qui il jazz è in pillole quasi invisibili: più che di jazz, dovremmo parlare di aspetti che l´avvicinano a quel puzzle di modernità che è proprio della fase di multistilismo che la musica attuale sta attraversando e il rischio potrebbe essere quello di trovarsi di fronte ad esperimenti già acclarati, a versioni di pregevole anonimato o magari anche ad insopportabili incursioni nel rumore fine a sè stesso; nonostante il nuovo lavoro parli di "canzoni rumorose", Okkyung Lee non è nulla di questo: suona benissimo il suo strumento con una splendida condivisione con i partners, ma soprattutto è una vera compositrice, a tratti irresistibile, che sfoggia accanto al consapevole incrocio tra classica moderna e improvvisazione free jazz, una sapienza nella costruzione che gli permette di emergere dalla media: se la collaborazione con Peter Evans e Steve Beresford in "Check for monsters" è probabilmente l´unica testimonianza dei suoi respiri jazzistici, i due albums pubblicati dalla Tzadik rappresentano il suo status musicale: "Noisy love songs" inizia dove era terminato "Nihm" alzando ancor di più il tiro verso una più calzante comunicazione sonora: la sua musica è vissuta, misteriosa e a tratti inquietante, ma possiede quegli elementi che la rendono peculiare: quando la musicista riesce a definire ancor meglio i suoi tratti stilistici, ordinando nello stesso brano orientalità, ricerca timbrica e slancio strumentale, dà vita a dei meravigliosi passaggi sonori (vedi "One hundred years old rain" o "Bodies") e in questo tentativo l´ensemble dei musicisti al suo fianco gioca un fondamentale risultato di squadra unita allo scopo (notevole il lavoro di Cornelius Dufallo al violino, Satoshi Takeishi alle percussioni e Craig Taborn al piano, ma utile anche quello di Evans e Tordini).
Coreana di origine Okkyung Lee ha sviluppato una propria voce personale nell’ambito della composizione e improvvisazione per violoncello contemporaneo. Con la sua solida formazione classica incorpora jazz, musica tradizionale coreana e noise con tecniche estese per creare un suo unico universo musicale. Da quando si è trasferita a New York nel 2000 ha realizzato più di 20 album includendo Wake Up Awesome con Lasse Marhaug and C. Spencer Yeh su Software/Mexican Summer, il suo ultimo disco solista Ghil su EditionsMego/Ideologic Organ, Noisy Love Songs (for George Dyer) su Tzadik, e ha suonato estensivamente negli Stati Uniti ed Europa.
La sua versatilità le ha permesso di collaborare con numerosi musicisti quali Laurie Anderson, Michel Gira, David Behrman, Douglas Gordon, Vijay Iyer, Christian Marclay, Thurston Moore, Jim o’Rourke, Wadada Leo Smith, Axel Dörner, John Edwards, Phil Minton, Lawrence D. “Butch” Morris, Evan Parker e John Zorn, per nominarne solo alcuni.
Inoltre si è vista commissionare una composizione dal New York State Council on the Arts e ha vinto l´importante premio della New York Foundation for Contemporary Arts.
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Apertura: ore 21.00
Inizio concerto: ore 21.30
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