Gi Gasparin (Trio Carpets, Sgrenaisade Quintet) - chitarra, voce
Giorgio Manzato - basso
Jacopo Andreini (L´Enfance Rouge) - sax
Lucio Bonaldo - batteria
Andrea Caprara (Tanake) - sax
Enrico Antonello - tromba
Roberto Fega - elettronica
Giuliano Tremea - voce
Adalberto Bresolin - sax
Stefano Porro - batteria
La Pangolino Orchestrà si muove a suo agio a carponi nel nebbioso sottobosco dell´underground musicale italico: probabilmente ne rappresenta uno degli esperimenti più vivi e riusciti degli ultimi anni.
Difficile descriverne i suoni.
Si potrebbe però benissimo identificarla come una sorta di Globe Unity Orchestra (fondamentale e storica orchestra d´improvvisazione nata negli anni ´70) catapultata nel 2000 non prima di essere passata (rubacchiando qua e là) attraverso il punk, scorribande gitane nelle sagre di paese con i vecchi ubriaconi nei balcani, un´ironica e spietata visione della contemporaneità condita con una maledetta spruzzatina di tecnologia, sana improvvisazione e ricerca di suoni e ritmi altri.
Il risultato è multiforme, multicolore, a tratti rabbioso, a tratti beffardo e gioioso.
Una musica totale.
"...le Orchestre Meccaniche Italiane, con tanto di fiati e chitarre stonate, un pò da tutta Italia, rappresentano urgenze più minimali e impressionistiche, mostrando radici ossessive, meccanismi seriali e deviati, tanto che si potrebbe quasi definirle paladine di un certo "swing industriale". Si mappa così un percorso che meriterebbe citazioni estese, ma per tirannia dello spazio, nominiamo almeno Bz Bz Ueu, Pangolino Orchestrà, Maisie, Daniele Brusaschetto. Echi free, sostanza sperimental-dadaista per 15 complessi dalla carica straniata, instabile, che evitano quasi sempre l´aggressione diretta ma preferiscono fare dell´accento, del ritmo deviato il loro marchio di fabbrica. Inevitabilmente attrattivo, come nei confini mantrici e sofficemente rumorosi di 129 Die in Jet (Stoves).
Non mancate assolutamente il contatto."
John Vignola (Rockerilla)
"Atmosfere schizzate che mescolano indifferentemente jazz più o meno free, rimandi tradizionali di ogni sorta (siciliani, arabi, padani), sgorbi no wave, art-punk, avanguardia, industrial, lounge jazz, rumorismo e demenzialità in dosi uguali (il manifestino del cd potrebbe essere quel mirabile sunto titolato Allucinante incontro di intensa brevità tra un´amaca fiamminga e un diario sgualcito degli Sprut, sorta di torture garden più masticabile). Se proprio devo citare i pezzi migliori, direi Movements di Daniele Brusaschetto, 129 die in jet degli Stoves, ma faccio uno sgarbo a tutti gli altri, veramente bravissimi (Maisie, Bz Bz Ueu, Nando meet Corrosion, Pangolino orchestrà, Marco Pustianaz, Jealousy Party, Bianca Belmont...). Questa è semplicemente la miglior raccolta di musica composta in Italia da moltissimi anni a questa parte, anche perchè nella sua eterogeneità dimostra una coerenza ferrea. Non evitateli solo perchè hanno la vostra stessa cittadinanza: io non mi sono mai sentito tanto nazionalista (e mi capita parecchio - ma parecchio parecchio - di rado)."
Stefano I. Bianchi (Blow Up)
http://jacopoandreini.splinder.com/
http://www.allaboutjazz.com/italy/reviews/r0104_057_it.htm
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