POLAR FOR THE MASSES
Una gran bella sorpresa questo 4°disco firmato dai Polar For The Masses. Dopo aver infatti superato il blocco iniziale, legato ad un inaspettato cambio di lingua (anche il trio veneto è passato all´italiano), "Italico" si svela completamente, collezionando ascolti, uno dopo l´altro.
La formula musicale rimane a grandi linee invariata, ma anche sotto quest´aspetto si coglie un processo evolutivo mirato a coniugare nel migliore dei modi la scelta di cantare in un´idioma non dico inedito (è pur sempre la lingua in cui si esprimono nel quotidiano) ma quantomeno inconsueto. La sfida era però più ardua se ci mettiamo ad analizzare le liriche, che stavolta prevedono un processo creativo paradossalmente più complicato. Ed è proprio questa la sorpresa maggiore, trovandoci di fronte a testi non solo molto asciutti ma spesso e volentieri costruiti sulla ripetizione del singolo concetto. Questa soluzione crea una (a suo modo) originale cifra stilistica di cui ne beneficia il lavoro nel suo complesso.
Per cui non vi sembri strano se durante l´ascolto si aprirà il cassetto dei ricordi tanto dei (primi) Subsonica quanto quello dei Fluxus e in parte dei Marlene Kuntz di "Ho ucciso paranoia": se dai secondi prendono ispirazione a livello di suoni e arrangiamenti (magari con un approccio meno abrasivo), e dei primi ricalcano certe strutture nella commistione di ritmica e liriche ("Miseria e nobiltà", "Un uomo un voto", "Laogai", "Wall Street", "Ruvido"), dei terzi fanno rivivere quella sensazione di rabbia che per Godano & co. sembra definitivamente sopita. Oltre a tutto ciò, quest´album può esser considerato un concept sulla società contemporanea (non solo quella italica) e sulle sue contraddizioni; e la dichiarazione d´intenti viene inserita in scaletta sin da principio, essendo la title-track ("deluso dal giorno, dall´indifferenza, che cosa volete, non ho più pazienza / son troppi gli inganni, è un´era perduta, per niente adeguata al destino del mondo") e la gia sucessiva "Miseria e nobiltà" ("non ci resta che auspicare / nell´audacia popolare / sento corpi condensare / la coscienza è da rifare") due brani le cui parole non lasciano adito ad interpretazioni.
Insomma, procuratevelo e fatelo girare a nastro. Una sopresa del genere merita la vostra attenzione.
MULETA
Dopo l´EP La nausea, catturato e prodotto da Giorgio Canali e uscito
per Psicolabel, i Muleta portano alla luce La peste. L’album è stato registrato a Corlo (FE) all´NHQ studio da Manu"Max Stirner" Fusaroli, che ne ha curato anche la produzione artistica, tra le 16.00 del 20 ottobre e le 19.30 del 24 ottobre 2012. Il disco esce per Matteite / MuletaDischi ed è distribuito in Italia da Audioglobe.
La peste è un disco d´amore, morto dove le grida di allegria sono
costantemente minacciate dalla malattia, che latente e paziente attende la sua rivincita.Ogni canzone è la rappresentazione di una persona reale, ciascuna con le proprie gioie, aspettative e tragedie. Una peste personalizzata: dieci canzoni, dieci storie.
La peste non muore e non scompare mai. Rimane in attesa di essere diffusa, sventura e insegnamento per gli uomini, attraverso i suoi topi, mandandoli a morire in una città felice (cit. La peste di AlbertCamus). Così Muleta risveglia la sua peste personale portandola di città in città. Chiudete porte e finestre.
Muleta sono:
Giulio, batteria
Ed, chitarreelettriche
T, voce e chitarreacustiche
Grazie all’acustica/distorta + e-bow, suonata da Marco Testa di Fuoco Greco, in Il Giorno in Cui; e a Matteo Dainese aka Il Cane, presenza costante durante le prese.
http://www.facebook.com/muleta2011
http://www.facebook.com/polarforthemasses
http://www.polarforthemasses.com/
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