Elenco dei brani:
1 - Night:train (7:14)
2 - Nord sud (12:21)
3 - Grattage:spiral (10:15)
4 - Bedlam (7:12)
5 - Trolls (4:48)
6 - Sway:cistern (3:34)
7 - Cambiamento (5:06)
8 - Marcesina (4:17)
9 - Face time:bite (3:15)
Stampato in edizione limitata da quel grande cultore di cose buone e dannatamente intelligenti che risponde al nome di Marco Pandin,
Schio / Duemilaquattro racconta il fortunato incontro “live” di due vere e sensibili personalità musicali del miglior entourage di musica moderna:
il violoncellista Erik Friedlander e il percussionista e batterista Roberto Dani.
Emiliano Neri, nelle note di copertina che riproducono la recensione del concerto pubblicata su queste pagine, parla giustamente di devozione. Quella del luogo ove il concerto è stato registrato in presa diretta
(la chiesa di S. Francesco del piccolo centro in provincia di Vicenza)
si mescola idealmente con quella di due fra i migliori protagonisti della musica pensante del contemporaneo parajazzistico che stiamo attraversando.
Un incontro di spiriti liberi che tornano ad officiare il rito della comunione musicale, dell´interplay illuminante di chiara derivazione jazzistica. Suoni che sembrano fiumi di colore e che - alla stregua del miglior Klee - trovano la loro foce nel grande mare della gradazione dei colori dell´impegno creativo.
Poesia, bando alle ciance: capita, quando al rigore espressivo viene addizionata grande capacità e bravura e, mutuando dal libero esercizio jazzistico la più nobile ricerca della coerenza artistica, ci si ritrova a respirare ecumenicamente i fragili spostamenti dell´emozione.
Azioni e reazioni; correlazioni e profumi. Tutto straordinariamente
“in comune” e giocato arrotolandosi a filo doppio con le migliori sensazioni che la musica “live” può dare.
Capita di rado e chi avrà la fortuna di poter ascoltare questa intelligente testimonianza sonora si renderà immediatamente conto di poter diventare più ricco dentro. Chi era presente, in quella fredda sera di novembre veneto, se ne è sicuramente già accorto.
All About Jazz
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RECENSIONI
ALL ABOUT JAZZ
L´ambiente trasuda devozione. L´alto soffitto che si perde nel buio. Le alte pareti dipinte da cui pallide figure rispondono allo sguardo. Il denso silenzio rotto da qualche spudorato scricchiolio dei banchi di legno, ineluttabilmente orientati verso il punto più sacro.
Ma il rito cui si presenzia - perché di rito si tratta - è affare eminentemente umano, non divino; e i due protagonisti dell´Annunciazione, lassù sulla volta, vegliano bonariamente su una delicata liturgia che mira a invocare, accogliere e trattenere uno spirito fra i più fugaci, il Suono.
Come ogni rito, anche quello qui officiato vive dell´incontro fra uomini. Ma contrariamente al solito questo rito non è graziato dall´abitudine, non si basa su formule ripetute e tramandate uguali a se stesse. Questo rito nasce attimo per attimo; richiede un abile studio, un´attenzione portata allo spasimo verso ogni minima reazione, perché solo questo garantisce l´accesso al mistero del suono più puro.
Ed è così che Erik Friedlander e Roberto Dani condividono per la prima volta la loro esperienza musicale: annusandosi da lontano, tendendosi la mano, offrendo appigli ma anche mosse false. Osando.
Ben sapendo di poter rischiare tutto perché condividono quanto v´è di più essenziale nella prassi musicale: il rispetto per il suono in sé, a prescindere dalla materia concreta che si va a costruire in un dato momento.
Diamo uno sguardo da vicino ai due officianti. Da un lato un vero musicista - Erik Friedlander (la sera prima gia´ di scena - in solo - nello stesso spazio) - che sa coniugare magistralmente il rigore dell´esecuzione della pagina scritta all´ardente inventiva garantita da un´improvvisazione che sa declinarsi in infiniti modi, sino alla libertà più totale; che impregna la sua musica di un´eleganza tutt´altro che formale, riuscendo a cogliere il valore fondante di ogni singola espressione sonora. Dall´altro lato un performer a tutto tondo - guai a chiamarlo semplicemente batterista! Roberto Dani dimostra sempre più, ad ogni nuovo ascolto, di aver raggiunto una lucida e personale maturità espressiva fondata su di una poetica del gesto che si traduce nell´esaltante trattamento di una materia sonora pulviscolare che vive di frammenti e screziature timbriche in cui non è il ritmo a contare ma l´immaginifico disegno complessivo, un sottile arabesco in cui la componente visiva è fondamentale, non essendoci soluzione di continuità fra movimento del corpo e suono prodotto perché, in definitiva, i gesti di Dani si risolvono in musica anche se si rivelano silenziosi.
Un simile incontro non può che ridestare speranza nella salute della Musica. Il dialogo fra i due dà vita a un canto senza posa, perché non necessita di sosta; aperto ad ogni grado alle molteplici influenze di cui può nutrirsi una reale ed effettiva world music, che aspira ad essere universale non parlando nessuna lingua naturale se non quella puramente vibratoria del suono.
Ed è il suono il vero protagonista, plasmato come un flebile alito da due musicisti che hanno dato prova di averne forzato il mistero; esaltato dal magnifico spazio di un edificio che si è rivelato un indispensabile comprimario, nel suo amplificare ogni minima sottile variazione sonora, ogni colore, ogni armonico parassita del grandioso rituale che ha ospitato.
Emiliano Neri (All About Jazz)
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BLOW UP
L´incontro tra il violoncello di Friedlander e la batteria di Roberto Dani risuona a pelle come una notizia importante, la narrazione d´un racconto rivelatorio. Come un avvertimento. Prende le movenze d´un ballo-esorcismo tra le macerie della resistenza. L´equilibrio partitura-improvvisazione ed il vestire, finalmente in modo degno, la melodia - un´onda che dal madrigale arriva a Kent Carter, all´Holland di Seasons Cycle (Night:Train) - rendono "Schio/Duemilaquattro" straordinario, nell´etimo della parola.
La scrittura di scena raggiunge livelli di sacrale bellezza e riesce a farsi canto.
Nell´incipit di Nord Sud, denso dei bagliori dei piatti, una melodia pizzicata tremola tra cembali e sonagli e quasi si concede senza difese alla "tradizione popolare" che s´agita sui tamburi.
Grattage:Spiral segna uno dei momenti più emozionanti del disco:
struttura trinaria tesi-antitesi-sintesi, una prima parte dove il violoncello grida e piange, un´adagio che accompagna il dolore, e la pietas d´un canto che s´eleva dall´archetto e trascina Dani a invitare la morte ad un girotondo.
L´ars drammatica del duo percorre le strade dell´umore espressionista: blues per il viaggiatore notturno, una fuga dal klezmer (Bedlam) con le percussioni che evocano diaspore per sentieri sconnessi; il rovinare degli assetti ritmici in nuovi equilibri dinamici sostenuti da un refrain di violoncello che non si chiude (Cambiamento). Si fa spazio al silenzio, terzo esecutore di Marchesina, creatura ombreggiata di pause e sospensioni. Che sono là, dove due uomini condividono per la prima volta la loro esperienza musicale: annusandosi da lontano, tenendosi la mano offrendo appigli ma anche mosse false (Emiliano Neri).
Un disco prezioso e bello come il sangue. (7/8)
Dionisio Capuano (Blow Up)
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MUSICA JAZZ - Disco consigliato dalla rivista Musica Jazz
Fin dal maestoso attacco di violoncello che apre Night:Train
- dominata da un clima fortemente evocativo, molto "contemporaneo", con un interscambio dai toni scuri e pastosi - i momenti di altissima musica sono assai numerosi in questo splendido Cd.
Aperta dal solo Dani (autore di quattro temi, mentre il compagno ne firma cinque), la minisuite Nord Sud cristallizza poi attorno al doloroso archettato di Friedlander, ceh passa quindi al pizzicato in un alternanza che percorre tutto il disco, anche se è forse con l´arco che raggiunge le vette emozionalmente più pregne.
Accade per esempio nel lancinante avvio di Grattage:Spiral, nella cui seconda parte, in appoggio al pizzicato magro e cogitabondo, Dani rivela una volta di più tutta la sua raffinatezza (è uno dei batteristi più aperti e creativi, ben oltre il panorama mazionale), materializzandosi in una presenza appena avvertibile - poco più di un respiro - quanto incisiva (anzi, incidente).
Dopo il vitale Bedlan (e quasi quaranta minuti di musica densa di sostanza quanto di vaporosa, solenne impalpabilità), la tensione creativa sembra avere un piccolo scarto, come una scossa di assestamento, che abbraccia i quattro più brevi episodi che seguono, fin quando Face Time:Bite, di nuovo in possesso di un notevole piglio (che non va inteso come vigore), chiude in bellezza un album la cui produzione piuttosto carbonara (quanto, evidentemente, coraggiosa) si spera non impedisca la diffusione che assolutamente merita.
Bazzurro (Musica Jazz)
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ROCKLAB
La matrice è l’interno. Da qui si evolve, si scopre la capacità d’essere austeri ed emozionanti, maestosi e raccolti, laconici e totalizzanti. Friedlander e Dani, violoncello e batteria: potenzialmente un dialogo vacuo, una velleità… invece una “musica” in grado di spezzare il fiato – di destare sorpresa – e di far immaginare, talmente rigorosa da impressionare, da generare ricordi (risonanze psichiche).
Gli accenti si poggiano sul vuoto, sul silenzio spaziale; plasmano deflagrazioni cromatiche, burrasche timbriche, moti frammentari dall’eco atavica (viscerale). E’ un continuum fatto di falle soniche, attraversato da perturbazioni nervose tanto forti da divenire boati. Suoni così intensamente vissuti e forgiati da costituire vera esperienza, condensazione vitale, idioma intrinseco prossimo all’universalità espressiva; tra silenzio, rumore, ritmo (immaginario), pausa… ciò che è costante è la “presenza”, la tensione imperitura del gesto. Friedlander è figura nota in ambito contemporaneo, Dani è percussionista di culto che celebra ogni performance con mistica coercizione. Con “forza piena”. Un artista dell’istante devoto alla profondità acustica in divenire. Assieme, questi due creatori, comunicano a sé e al mondo la struggente bellezza del suono nella sua autenticità, andando al di là del “vago e indefinito” jazzistico (ormai insignificante cliché), verso forme uniche.
La chiesa di San Francesco, a Schio, riverbera magnificamente la loro ricerca. Commozione e sapienza.
Riccardo Zamboni
link: http://www.rocklab.it/recensioni.php?id=1627
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SANDS-ZINE
Registrato presso la chiesa di San Francesco di Schio il 05/11/2004, questo live (organizzato dal Centro Stabile Di Cultura); credo che nessuno degli astanti se lo attendesse.
E non posso far altro che provar invidia nei confronti dei presenti.
Entri, ti siedi, ed attendi.
Il blasone dei musicisti coinvolti, ti ravviva per l’ennesima volta, la speranza di non assistere ad un improvvisazione sfilacciata; come quelle che hai spesso visto.
Vuoi fortemente; che non si tramuti nell’ennesima occasione persa.
Ci credi (e vuoi crederci); tutto qui.
Poi una particolare qualità del silenzio che si è venuto a creare nell’aria, la luce che si perde lungo le volte della chiesa annegando in una serie di riflessi; la fiducia riposta cresce.
L’esibizione parte, l’aria risuona del violoncello, lunghe note strappate dalla terra con l’archetto, raccolte lungo i bordi di qualche campo polveroso di un paese di un sud immaginario; d’estate.
Con l’afa che ti stringe i polmoni e l’orizzonte che tremola liquido.
Friedlander con il suo sollecitar di corde ti scalda, Dani sale piano con la batteria, si tramuta in tempesta all’orizzonte; evoca.
Night:Train, ad un certo punto si apre, i contrappunti in arpeggio si fanno insistenti, la pioggia è qui ora, e hai voglia di urlare, ed ancora poi; urlare.
Incontro perfetto e riuscito questo, due musicisti al massimo della creatività e, con una propensione/esigenza comunicativa; fuori dall’ordinario.
Vera serata di grazia.
Una continua grandinata emotiva che non conosce sosta.
Frequentazioni illustri per i due, con John Zorn, Kenny Wheller, Rita Marcotulli, Stefano Battaglia; Teho Teardo.
Un incontro che si muove sulle ali dell’evocazione, strappi ed arresti, accenni cameristici e fughe aromaticamente intrise di umori etno (nel senso più puro del termine…), il suono, come accade in Grattage:Spiral, si innalza impetuoso e struggente; diventa presenza fisica nella sala.
Parti soliste e corali che si addensano severe e consapevoli sopra territori polverosi e cotti dal sole.
Aria di serena fatica ammirevole.
Un tutt’uno stomaco/cervello.
Ci son parti in questo disco; che sembran realmente strappate coi denti dal profondo dell’anima.
Ti costringe all’attenzione; la esige e merita.
E chi era presente quella sera, nel frattempo continua a spellarsi le mani all’infinito, congelato nell’istante in un solco di cd.
Non si può fare a meno di accodarsi a quell’applauso.
Una musica viva, generosa ed impetuosa, che si nutre del silenzio e del fragore che vi è nascosto.
La chiamiamo impro con superficialità; tuttavia in questa occasione l’unico appellativo a disposizione dovrebbe essere soltanto il termine; bella.
Una compenetrazione esaltante di atmosfere urbane e dilatate geometrie, ora meditabonde; ora rasserenanti.
La cadenza ironica del violoncello di Friedlander che si adagia sul movimento frenetico in punta di dita di Dani alla metà circa di Trolls; un sorriso trattenuto a stento.
La voglia di ‘provare’, di non fermarsi, di comunicare nella sua forma più alta.
“Schio | Duemilaquattro” è opera di assoluta bellezza.
Da ringraziare a lungo, artisti e produttori; e nel frattempo spellarsi le mani nell’applauso ideale che merita.
Bellissimo!
Marco Carcasi
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link: http://o-zurret.blogspot.com/2007_08_01_archive.html
http://italia.allaboutjazz.com/italy/articles/arti1104_018_it.htm
http://italia.allaboutjazz.com/php/article.php?id=762
http://www.sands-zine.com/archiviorec.php?IDrec=850
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