Nascono a Mantova nel febbraio 2001.
Prima di tutto, un gruppo di improvvisazione. Esibizione Numero Uno: megastore di abbigliamento, sabato pomeriggio dalle 15 alle 20. Una jam di cinque ore. Esperimento riuscito, visto che proseguono l´attività live senza avere mai un´idea di cosa avrebbero suonato, nessuna canzone provata o abbozzata. Dopo circa un anno e diversi show improvvisati, i SEBP cominciano spontaneamente a dare forma a pezzi strutturati che un addetto ai lavori avrebbe definito dal sapore indie-r´n´r. Una nuova sfida. Nel giro di pochi mesi viene registrato un demo di cinque pezzi intitolato The Double Party of the Widow.
La routine è sempre quella: partecipazioni a vari festival e concorsi locali (primo premio al concorso No Cover di San Benedetto Po, MN). Nel settembre 2002 fanno da opening act per One Dimensional Man.
Il rapporto tra SEBP e ODM continua durante l´anno successivo, mentre cominciano le registrazioni del primo album: prodotto da Giulio Favero, che nel frattempo decide di lasciare l´uomo a una dimensione.
Ecco The Swindler (RedLed Records / Self): un disco d´amore e d´odio, tra politica e relazioni interpersonali, senza mezze misure.
Partorito con l´urgenza del condannato. Voglia di suonare, di fare concerti, di spaccare. Incazzato. Emotivo (11 sett 2001: non dico che ci vorrebbero due torri al giorno, ma smettete di stuprare il mondo altrimenti non lamentatevi se vi vogliono morti). Solitario, perché la qualità non paga, è richiesta solo fuffa.
Pochi giorni dalla sua pubblicazione e The Swindler è già gossip.
La stampa specializzata se ne innamora: Rolling Stone indica i SEBP come un gruppo che, siamo sicuri, entrerà presto nel ristretto numero di quelli che riempiono i club di pogatori. Per Rocksound è Album del Mese, un’esplosione di energia lunga 29 minuti e dieci pezzi, un debutto che, in Italia, vanta pochissimi paragoni, almeno in tempi recenti.
Se per MTV rappresenta un debutto fulminante, clamorosamente denso e maturo, Rockstar si spinge oltre racchiudendo la forza emotiva dell’album in un semplice aggettivo: Esplosivo… ventinove minuti che scrivono una pagina importante della storia recente del rock del Bel paese.
L’entusiasmo e l’attenzione da parte dei media, il videoclip d’animazione di My Emotional Friend – opera del regista Marco Pavone – in rotazione sui maggiori network televisivi e un tour di oltre 60 date applaudito e amato dal pubblico che li ha visti protagonisti sul main stage dei principali festival estivi (Heineken Jammin´ Festival, Goa Boa, Arezzo Wave, Tora! Tora!, RockinIdro, Coca-Cola Live @ MTV , ect…), permettono alla band di consolidarsi in pochi mesi tra le migliori band newcomer italiane (riconoscimento ufficiale al Meeting delle Etichette Indipendenti 2005) e di aggiudicarsi dal magazine Rocksound il riconoscimento Disco d’esordio dell’anno.
I SEBP concludono un fantastico 2005 con la realizzazione del videoclip di Double Party – secondo singolo estratto da The Swindler presentato al pubblico direttamente dal comodo divano di Brand:New – e la pubblicazione di un graditissimo EP in cui rivisitano in chiave acustica quattro brani estratti da The Swindler.
Dopo due importanti interviste alla band pubblicate dai magazine Rolling Stone e Fox Uomo e un mini Tour in Belgio, i SEBP entrano in studio per la produzione del loro secondo album, sempre con la supervisione artistica di Giulio Favero ed edita da RedLed Records, dal titolo Small Rooms e con uscita prevista per Aprile 2006.
I Super Elastic Bubble Plastic diventano anche i protagonisti di un nuovo progetto realizzato da MTV Italia, in collaborazione con RedPromopress: il format Making Of the SEBP Video, nato attorno al brano Feel Sleepy, primo singolo estratto da Small Rooms. L´autore del soggetto migliore conduce le riprese del clip al fianco del noto director Kal Karman (Il giorno dei giorni di Ligabue, 66 Diabolus in Musica dei Linea77 Feat. Subsonica, Negramaro, Gianna Nannini, ect...) e con la collaborazione dell’importante casa di produzione Filmmaster.
Dopo un periodo di pausa durato quasi due anni - durante il quale Gionata si è dedicato alla chitarra e ai cori de Il Teatro degli Orrori - e un breve tour in Belgio nel mese di Aprile 2008, i SEBP si mettono a lavorare al terzo disco, Chances. Questa volta è la band ad occuparsi interamente della produzione artistica, ma non solo. Dietro all’etichetta Super Fake si cela infatti la band che si è anche autoprodotta.
CHANCES
Qui si parla di consapevolezza, di verginità, e non ne diremo altro che non sia pura verità, scandita sillaba dopo sillaba, lettera dopo lettera.
Con Chances i Super Elastic Bubble Plastic arrivano al fatidico terzo disco, il terzo capitolo del loro romanzo in cui si scopre che, in realtà, ad ordinare la strage di The Swindler (primo album pubblicato nel 2005) non fu Small Rooms (Aprile 2006), o meglio, non fu il solo a farlo. Il nuovo lavoro è attraversato da una lucidità che mai, nei dischi precedenti, era emersa in tutta la sua inarginabile crudezza e meraviglia. C’è qualcuno che osserva sullo sfondo e dimostra di saperne parecchio di ciò che accade da quelle parti.
E’ come se tutto andasse a posto, una lente in pezzi vista alla moviola: schegge sparse che tornano a ricreare un’unità di intenti, sostanza, estetica, traiettorie, aspirazioni. La lente è la stessa attraverso la quale guarda chi osserva sullo sfondo. Ora tutto è a fuoco.
E’ chiaro fin dal primo fendente di “Someone Nice To Kiss” che la band non ha ordito un’operazione di make up. Riafferma in pieno stile Super Elastic prima maniera, con dolente distacco, il racconto di un’occasione perduta.
Meno caleidoscopico del precedente, “Chances” è un monolite di passione, autarchico si nutre di vita vissuta. Ognuno degli undici episodi dà conto di emozioni provate, messe addosso ad altri, talvolta personali, senza mai scadere nell’autoanalisi fine a se stessa. Lucidi resoconti di come talvolta la vita ti scarti la carta buona davanti e di come chi sta seduto al tavolo non ne sappia, spesso, approfittare.
“Like the Sea” è una vampa carnale, è l’estate che esplode. L’episodio più emozionale dell’intero album, che si regge su di un unico giro melodico incalzante e looppato.
“Fake Queen”, il primo singolo, ancora passato e presente dei Sebp, ancora drumming serrato e voce di gola, ma è la produzione a battezzare il nuovo corso, in cui la band sperimenta in totale libertà, sulle armonie e sulla struttura. Una polaroid del qui e ora.
“Chances” è un disco sfacciatamente sicuro di sé, vero e imperfetto.
Per registrarlo la band ha deciso di fare tutto da sé, dalla scrittura alla registrazione, dal mixaggio alla produzione, rinunciando volontariamente alle cure di Giulio Ragno Favero, per vivere in maniera totalizzante quello che, probabilmente, è il loro lavoro di maggior spessore artistico.
A partire da “New Personalities”, il registro delle liriche vira, l’amore riemerge a tratti in “Lover’s Heart”, meraviglioso esempio di quanto il Nick Cave di The Boatman’s Call abbia lasciato a casa Sebp, e in “What Else”, ma a rodere dentro è la desolazione a cui tutto, attorno, pare abbandonarsi.
E’ il paternalismo della nuova destra, l’inettitudine dei neocon, il resto attorno che spaventa per vacuità, tutto questo ha sparso terrore, amplificato il senso d’insicurezza, creato mostri, allevato giovani squali che vanno a caccia di colleghi e clienti nella loro vasca, al decimo piano di un palazzo vetrato. Tutti sotto formalina, tutti intruppati dietro all’esempio di un edonismo che, altrove, è già finito miseramente nella polvere e che noi continuiamo a spacciarlo per elisir di lunga vita.
“Mister. P”, “Travis”, “Young Shark”, sono quanto di più esplicito la band potesse concepire a livello d’immaginario, nessuna possibilità di fraintendimento. Quest’ultima, in particolare, vive di una quiete sinistra e narcotica che deflagra in una delle aperture melodiche più riuscite e convincenti, un nuovo inno.
L’album si chiude con una perla di assoluta classe, la suite collettiva di “A Tale from The Bottom”.
I nostri hanno chiesto ad amici musicisti di farla propria e arrangiarla, scendendo ognuno nel profondo di quella voragine scura, che sta giusto sul fondo, per chiedere la rotta.
Il risultato è un harmonium ansimante sul quale si riversano slide guitar, mandolini, ukulele, passaggi country in punta d’arpeggio, fiati dixieland e fisarmoniche. Un buon viatico per il futuro, un abbraccio, un patto di sangue. L’occasione colta per eccellenza.
“Il Pasto Nudo è l’istante raggelato in cui si osserva quello che rimane sulla punta della forchetta”, disse Jack Kerouac al dottor Burroughs, suggerendogli il titolo sotto il quale raccogliere i suoi scritti.
Allo stesso modo “Chances” guarda alle occasioni che la vita ti presenta, guarda torvo, sa di cosa parla, mai come ora la band ha chiaro il senso del proprio percorso.
KASSYUS KLAY
I Kassyus Clay nascono all´inizio del 2007 in territorio vicentino e subito si delineano le linee musicali della band: ricerca sonora e compositiva diventano le regole base.
I primi pezzi ancora di stampo rock già mostrano una tendenza alla trasversalità di generi. Da ciò risultano brani musicali che si concentrano nel fondere elementi eterogenei in sintensi sonora.
I gruppi a cui si richiamano fanno parte maggiormente delle scene indie canadese e della est coast americana, ma non solo. Con una visione della musica ad ampio raggio, la band inizia a comporre pezzi spogliati del rock e oramai senza più un genere identificabile, nonostante la strumentazione della band (batteria, basso, chitarra, voce/synth) sia standard.
Incuriositi e affascinati da band come i Cinematic Orchestra, i Battles, i Tortoise, i Stereolab, a fine dell´estate del 2008 la band si prepara per andare in studio con all´appello 7 pezzi con una loro fisionomia che mira a creare una musica composita, variopinta e senza punti di riferimento e con il gusto dell´armonia.
Con all´attivo una quindicina di date, il gruppo ora ha in programma molti concerti e un EP pronto per l´ascolto.
http://www.myspace.com/superelasticbubbleplastic
http://www.myspace.com/kassyusklay
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