I Vessel sono Corrado Nuccini ed Emanuele Reverberi. Nel disco “Le difese” hanno partecipato alle voci Angela Baraldi, Sara Lov (Devics), Barbara Cavalleri, Laura Loriga, Alessandra Gismondi. Riccardo Sgavetti al contrabbasso e chitarra, Enrico Pasini alla tromba e al pianoforte, Ulisse Tramalloni alla batteria. Produzione di Andrea Rovacchi.
LE DIFESE sono anticorpi contro le infezioni, comportamenti per chiudersi al mondo esterno, le difese escludono il libero mercato, le difese,si sa, fanno vincere gli scudetti, le difese sono un vino rosso con dei cani che inseguono un cinghiale nell’etichetta.
Recensione
Benvenuti nel mondo grigio ed emaciato dei Vessel, quella metafora plumbea e intimissima che – ne “Le Difese” – official disco della formazione capitanata da Corrado Nuccini ed Emanuele Reverberi dei Giardini Di Mirò – ne fanno il disco della metafisica notturna di un’anima, più anime che si legano a fili incorruttibili di sospeso e riverenza ad un cantautorato asciutto e levigato nel contempo, un mettere alla non luce una maestria genuina di storie e timbri modulati da un unico comune denominatore, il fascino delle ombre stese in note.
Folk popolare, ballate, idiomi sonici stranieri, attimi combusti e minuti freddi per un ascolto ricco di spiritualità e presenze, visioni e lucori che si mettono in fila per farsi decantare dentro una teatralità musicata che può permettersi liberamente di lasciare scie e scaglie dopo il suo passaggio, preservando integro l’animo onnivoro di chi mette l’orecchio tra queste schegge di vita, tra queste lame d’amore e non che affondano l’anima in una incontrollata atmosfera di grazia e grezza bellezza. Nove tracce per nove istinti mutevoli, nove stati d’animo che si ribaltano per imprimersi delicatamente nella testa, tracce di una scrittura semplice quanto complessa, crampi del raccontare e delizie di immediato benessere interiore che in un afflato Faberiano, tratti tenui alla Massimo Volume e la seminalità post-rock arrivano, si spiegano e se ne ripartono nel loro crepuscolo d’origine.
Disco anche di numerose “guest” che affollano la tracklist, tra le quali – per cavalleria – citiamo solo le donne, ovvero Angela Baraldi nella verve di “Nudisti su Marte”, Sara Lov, Laura Loriga, Barbara Cavalieri e Alessandra Gismondi e poi tutta la prospettiva di un disco a metà strada tra un racconto di Pessoa e le alte verticali di onde , lontanissime onde Majakovskijane che si tramutano nello struggimento di “Il soffio”, l’eco solitario “La spinta” o il grigio topo che colora “Una città di incanto”, ma è con la la stupenda “Battan l’otto”, brano di Caterina Bueno (cantato da Angela Baraldi), che l’intero disco pare tirare fuori la vera anima, quell’essere posseduti dalla rabbia dal basso che in fondo genera – come la storia insegna – l’essere grandi una spanna in più del maestoso.
Bello da lacrima!
Liquida
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