Amore, Alberi e Gatti.
Intervista a Baby Dee
Intervista di: Fabio Pigato
Artista poliedrica, performer, ha lavorato addirittura come Taglialegna.
Nasce a Cleveland in Ohio, ma si trasferisce a New York nei primi anni 70.
Il suo album di debutto “Little Window” (2001) viene prodotto da David Tibet dei Current 93. Collabora con numerosi artisti, tra cui l’amic* Anthony and the Johnsons, Marc Almond e Bonnie Prince Billy.
Riesce a dare un’incredibile intensità emotiva ad ogni nota e parola dei suoi brani. Inoltre…ama i gatti.
Ecco l’intervista che ci ha concesso prima del concerto organizzato dal Centro Stabile di Cultura.
FP: Come prima cosa volevo chiederti i nomi dei tuoi gatti.
BD: Oh My God. Di tutti i gatti che ho avuto? Questo è molto difficile, sono molti. Partiamo da Ebbie. Lei aveva un fratello, Zane. Non erano proprio fratello e sorella, diciamo che i loro genitori erano fratello e sorella. Una situazione complicata.
Comunque il loro rapporto non era dei migliori. Ebbie odiava Zane. Cercava in ogni modo di farlo sentire infelice, ma non ci riusciva, perchè lui aveva un carattere allegro e solare.
Insomma un gatta cattiva, con un cattivo carattere. Per tutta la vita si dedicò a questo. Fino al giorno in cui Zane morì. Da quel giorno Ebbie diventò la gatta più buona del mondo. Tutta la negatività se n’era andata in un sol colpo.
FP: Parliamo adesso delle tue influenze: Sei un’artista, una musicista e una performer. Quali sono le tue “radici artistiche.” Passami questo termine, che forse non è corretto, ma rende l’idea.
BD: Sono sempre stata affascinata dalla musica antica. Avevo un’insegnante di piano, quando ero piccola, di nome Agnes. Lei era già molto vecchia, ma quando si avvicinava al suo pianoforte ritornava ad essere una ragazzina. Ricordo che era così anziana da chiamare le auto (cars), macchinari (machines) [questo è un gioco di parole difficile da tradurre, che contrappone la parola car, attualmente utilizzata, alla parola machine, che non si usa più per descrivere le automobili].
Lei aveva un grandissimo amore per la musica ed è riuscita a trasmettermelo. Mi ha completamente coinvolta. È stata l’unica insegnante di musica che ho avuto nella mia vita, a farmi capire che non è importante il genere musicale, ma è importante capire che la musica è una cosa sacra e come tale va trattata.
FP: So che preferisci non parlare dei significati dei tuoi testi, ma ti devo lo stesso fare una domanda riguardo al tuo album “I am Stick”.
Lo hai definito un “road album” ci puoi spiegare cosa intendevi?
BD:l’ho scritto in un momento in cui stavo viaggiando. Non avevo pianificato nulla di preciso. Sapevo solamente che una volta terminato avrebbe parlato di “movimento” dell’andare da qualche parte, dalla strada fino ai fiumi.
Riguardo alle canzoni; affrontano l’argomento delle cose che amiamo e di quelle che ci spaventano quando siamo bambini. Un aneddoto bizzarro di me da piccolo. Ero geloso di Pinocchio, perchè lui era fatto tutto di legno. Avrei voluto anche io essere fatto di legno. Effettivamente non ci avevo mai pensato, ma nel mio repertorio ho molte canzoni che parlano di alberi e rami (risate!).
Torniamo alla domanda che mi hai fatto sui gatti…
In “I am Stick” ci sono due canzoni dedicate ai miei gatti Ebbie e Zane e sono entrambe delle Murder Ballads.
La Ballata di Zane è piena di rimpianti. Ti spiego meglio: ho fatto un sogno in cui stavo cercando di prendere un uccello in volo e una volta. Facevo un grande balzo verso l’alto e una volta catturato, mi trovavo per terra, circondato da persone che mi dicevano “adesso devi uccidere l’uccello”.
Il sogno finì in quell’istante. Il significato che gli ho dato è: avrei accettato di uccidere l’uccello? La mia natura me lo avrebbe permesso? Forse no o forse lo avrei fatto, accettando le conseguenze, perché il momento in cui sono riuscito a prenderlo era magnifico, assolutamente perfetto.
Pensai che un giorno avrei scritto una canzone cercando di ricreare quell’emozione.
Molti anni dopo, Zane, che era un gatto molto gentile e amava tutti, entrò in casa e nonostante la sua natura buona, aveva un uccellino morto in bocca, che mi mise davanti.
Non me lo aspettavo. Allora tornai con la memoria al mio sogno e decisi che la canzone di Zane avrebbe parlato di questo. Ossia, di avere nella propria natura l’istinto di uccidere.
FP: Grazie per averci raccontato degli aneddoti molto interessanti.
Cambiamo argomento. C’è qualche regista che ti ha influenzato?
BD: Ti dirò che attualmente il mio film preferito è un film italiano: Miracolo a Milano (Vittorio De sica, 1951). Un film che amo profondamente.
FP: Grazie Baby Dee, per la tua gentilezza e per la tua pazienza.
BD: Grazie anche a te.