Il Mondo a forma d’Anca
di Fabio Pigato
Se c’è un gruppo italiano che ha perfettamente metabolizzato il concetto di ironia, ma soprattutto autoironia, questi sono i Camillas.
Due persone straordinarie, solari e divertenti e inoltre degli ottimi musicisti.
Rubens Camillas (Vittorio Ondedi), Zagor Camillas (Mirko Bertuccioli), a cui si sono aggiunti Michael Camillas (Enrico Liverani), Orson Camillas (Lorenzo Scarpetti) e Theodore Camillas (Daniel Gasperini).
Formano un’unica entità che produce bellissima musica, partendo dagli Stereolab e passando attraverso la Madchester dei New Order, virando poi verso gli Spacemen 3, senza però dimenticarsi del punk degli Stooges e tutto questo con l’intento di farci ballare. Obiettivo raggiunto!
Ecco la nostra intervista poco prima della loro esibizione del 5 Gennaio 2019 Vai all’evento!
Partiamo dal titolo del vostro ultimo disco: “Discoteca Rock”. Potrebbe suonare come una contraddizione ma io invece l’ho interpretato come: “non importa se ti piace una cosa oppure un’altra, noi ce ne freghiamo allegramente e ti facciamo ballare”. Cosa ne dite?
Questa potrebbe diventare una nuova spiegazione per il titolo (risate).
Si questo e anche due parole nitide e semplici per raccontare due mondi ben diversi che sono inaccostabili nella realtà, ma nella super realtà del nostro disco possono convivere.
Negli anni 90 le Discoteche Rock esistevano, sto pensando ad esempio al Velvet di Rimini dove si ballava la musica Rock come se fosse uno standard. La musica da discoteca è stata mischiata al Rock in quegli anni da tutta la scena della Madchester dei New Order e Primal Scream che a noi piacevano molto.
Adesso Però scegliere un titolo come Discoteca Rock sembra meno bello degli altri, come ad esempio “Tennis d’amor”, “Costa Brava” o “Le Politiche del prato” che filano via lisci. Il gioco era proprio questo, accostare due generi diversi, crudi e nudi, per far ballare e divertire la gente.
Un giorno eravamo in Puglia e abbiamo visto un video di Psy (Gentleman), molto colorato e divertentissimo da ballare, e abbiamo detto:” vogliamo fare un disco così!!!” Ovviamente poi il disco non è così (risate!)
Con Discoteca Rock, oltre ad accostare questi due mondi diversi, avete trasgredito anche ad una regola non scritta sulla durata degli album. Il vostro disco contiene ben diciotto canzoni, una scelta molto coraggiosa che va contro le regole del Marketing. Ci avevate pensato?
Ma noi non sapevamo dell’esistenza di questa regola. E’ bello vantarsi di cose che non si sono scelte, ma ogni tanto bisogna dire la verità (risate!).
Ci abbiamo messo tutto quello che volevamo metterci, senza porci alcun problema.
Alcune canzoni sono state composte apposta per l’album, altre invece le abbiamo recuperate in quanto volevamo dare un contenitore e una dignità ai brani prodotti in quel periodo che erano usciti come singolo. Per noi era tutto normalissimo, poi qualcuno ci ha ha fatto notare che forse erano troppi, ma alla fine la cosa è stata apprezzata ed il disco è piaciuto perchè risulta vario ed ascoltabile.
Ne parliamo anche qui…
Una cosa che mi piace molto dei vostri brani è che c’è sempre una dose di ironia e di autoironia. Non prendendosi troppo sul serio, si riescono a creare dei pezzi migliori?
Quello che diciamo spesso è che noi “giochiamo seriamente”. Giochiamo molto, ci autocitaimo, scherziamo e ci prendiamo in giro, ma seriamente. Nel gioco va bene tutto, sei dentro ma anche ti guardi mentre sei dentro. Si può fare anche il gioco della guerra che non è fare la guerra veramente. Così non si muore mai!
Mentre ascoltavo il vostro disco cercavo di dare una inevitabile definizione. Perdonatemi!
Per sintetizzare al massimo avevo pensato a questo: dai Kraftwerk ai Soft-Cell, con un pizzico di psichedelia. Cosa ne pensate?
Le influenze che hai citato ci sono all’interno dei nostri brani, ma ti sei concentrato principalmente sulla parte elettronica. Diciamo che è presente anche una componente punk e new wave, gli Stooges ribaltati, gli Spacemen 3 e gli Stereolab, che noi adoriamo, loro influenza la percepiamo anche inconsciamente. In passato c’erano dei brani più morbidi anche alla Galaxy 500, mentre i brani di Discoteca Rock sono più tonici.
Uno dei vostri brani (La Macchina Motivazionale) fa parte della colonna sonora del film “Tonno Spiaggiato” di Matteo Martinez. Il cinema è tra le vostre influenze quando scrivete una canzone?
Esiste un aspetto visivo in tutto quello che scriviamo, sono dei film che ci facciamo noi.
Nel costruire i testi raccontiamo le storie dei nostri personaggi. Ad esempio il nostro brano Rocky Rockstar nato dalla suggestione visiva del giubbotto di Enrico, ha generato l’immaginario di questo personaggio Rocky che vorrebbe stare con gli altri, ma invece fa il camionista e vive da solo dentro il suo camion. Mentre scrivevamo il pezzo, lo vedevamo chiaramente come una specie di film. Questo è il nostro modo di creare, che può essere considerato per molti aspetti, cinematografico.
Essere presenti nei vari social network per fare promozione è diventata una cosa obbligatoria a cui non ci si può sottrarre. Sembra non ci si possa sottrarre, purtroppo, neppure agli attacchi degli Haters o leoni da tastiera, come spesso vengono definiti.
Voi avete avuto questo problema?
Avevamo un Hater ma poi io una sera l’ho rincorso! (Zagor Camillas), risate!. Nel mondo irreale di Internet puoi fare quello che vuoi, ma nella realtà no.
In verità non abbiamo avuto grandi problemi di questo tipo. Certo non si può piacere sempre a tutti, ma non siamo mai stati bersagliati dagli Haters in modo eccessivo.
Anche quando abbiamo fatto Italia’s Got Talent, che poteva essere una scelta che ci esponeva a diverse critiche, la cosa è stata percepita positivamente, forse perchè noi ci siamo presentati già con il nostro progetto e abbiamo fatto i Camillas.
Ultima domanda. “Il mio fisioterapista dice che il mondo è a forma d’anca” (da L’Anca, il nuovo singolo dei Camillas)
Avete provato a convincere anche i Terrapiattisti?
Quando l’abbiamo scritta i terrapiattisti non erano ancora così famosi (risate!)
Il mio fisioterapista tra l’altro, che è anche il fisioterapista di tutto il gruppo, è mio figlio (Ruben Camillas).
I terrapiattisti stanno avendo una strana visibilità, quasi preoccupante, sembra una deformazione da ipertecnologia. Abbiamo a disposizione così tante informazioni che arrivati ad un certo punto qualcuno le nega e si inventa altre storie.
Certo che ha un chè di affascinante cercare di spiegare l’inspiegabile, ispirano un misto di tristezza e tenerezza quando cercano di portare delle prove, con guerrieri e muraglie.
Viene da dire: “bravo ti impegni, ma non chiedermi di crederti”. (altre risate).
Grazie mille per la vostra disponibilità!
Di niente figurati, grazie a te.