“Meriterete una religione di stato, un buon Dio vendicatore.” *
*da Meriterete – Reset
Intervista di: Fabio Pigato
A mio parere uno dei migliori dischi italiani dell’anno, ma soprattutto, un disco innovativo. Parola che si può usare sempre più raramente riferita alla musica odierna.
Reset ci sorprende e ci spiazza allo stesso tempo. Già la copertina (in cui per la prima volta i Bachi usano il colore), si presta a innumerevoli interpretazioni. Cerco di approfondire il concetto con Giovanni Succi, prima dell’esibizione al Cinema Pasubio (Schio, VI) organizzata dal Centro Stabile di Cultura.
Giovanni è molto disponibile, ha una voce impostata e profonda che riesce ad ipnotizzare l’interlocutore.
Ecco le domande che gli ho fatto:
F.P.: Partiamo dal titolo del vostro ultimo album Reset…si riparte, anche una nuova formazione a tre. Come sono nati i brani e cosa è cambiato con l’inserimento di nuovo componente?
GS: I brani sono nati al solito, da mie elucubrazioni, il tutto prima di qualsiasi evento pandemico. Sono nati quando ero in tour con il mio progetto solista Giovanni Succi, con ghiaccio, carne cruda a colazione, più o meno dal 2017 al 2019.
L’idea della nuova formazione c’era già, infatti avevamo cominciato a provare con Marcello. Era buffo perché quando ci facevano delle foto era sempre un nasconderlo, un metterlo momentaneamente da parte, non rivelarlo. Non per altro, ma solo perchè volevamo fosse una sorpresa. Ci siamo trovati magnificamente fin da subito senza bisogno di dirci niente,
In tre è più facile soprattutto per me. Nei Bachi da Pietra succede dal 2005 che sia la parte armonico che melodica è a carico mio. Il fatto di avere un componente che nel frattempo suona altre cose e mi permette di staccare le mani dalla chitarra, mi da molto sollievo e godimento.
F.P.: Adesso due cose sulla copertina. Come prima cosa come avete scelto il colore. In secondo luogo, l’immagine medievale di questa figura che si auto trafigge. Potrebbe raffigurare una certa scena Indie Italiana che si sabota da sola? Oppure sbaglio del tutto l’interpretazione?
GS: Diciamo che sei andato un pò oltre. Non era nostra intenzione rappresentare scene o quello che fanno gli altri. Ognuno giustamente fa il suo. L’idea era che questo Re, perché è un Re con una corona, rappresentasse me e Bruno. Ci sono molti riferimenti del genere, ad un pseudo medioevo, nella nostra discografia. Il fatto è che si trafigge con la sua stessa spada, senza capire bene se lo fa di sua volontà o se inciampa. Nel mio caso sarebbe inciampato sicuramente. È bello che si suicidi e faccia un segno “tre” guardando avanti e dalla punta della sua spada nasce un triangolo arancione che è un colore che assolutamente non avremmo mai immaginato di mettere sulla copertina di un disco.
Quindi si, ci sono tanti significati, ma riguardano tutti noi. Senza voler interpretare il mondo.
F.P.: La prossima domanda riguarda un mio volo di fantasia. Mentre ascoltavo in cuffia il vostro disco, per documentarmi, leggevo contemporaneamente l’intervista che vi ha fatto “Rumore”.
Il brano era Meriterete e la strofa: “Una religione di stato e un dio vendicatore”
La frase che invece stavo leggendo: ”…il concetto di coerenza ha a che fare con la morale. Quando la mischi con la musica fa schifo. Non possiamo stare qui a dire cosa insegniamo noi.”
Queste due splendide frasi si sono fuse insieme e ho pensato che la musica dovrebbe distruggere alcune certezze. Senza essere obbligata a dare delle risposte…
GS: L’arte in generale dovrebbe farlo. Altrimenti si tratta di artigianato. Ti deve dare uno schiaffo, scuotere un po’, altrimenti è uno splendido, pregevole, prodotto di artigianato e io da impiastro quale sono pessimo in qualsiasi tipo di collage.
F.P.: Il Rock è morto. (aggiungo una mia considerazione personale) anche per colpa di una diffusa “Retromania”. Voi con Reset invece avete guardato avanti, cosa che molti gruppi purtroppo evitano di fare perché non hanno voglia di rischiare. Cosa ne pensi? In ogni caso il Rock rinasce sempre?
GS: Rinasce in modo diverso, perché le cose si evolvono in forme diverse. Ma la sostanza è la stessa. Se tu sei uno Chef, non inventi un ingrediente, inventi una commistione diversa di ingredienti preesistenti. Nella musica succede lo stesso. Non potrò mai inventare una nuova nota o una forma che esuli da quanto è stato fatto.
Questo è il punto: la Retromania adesso è diventata asfissiante.
Ricordo la mia adolescenza, era volta a distruggere tutto quello che c’era prima. Per prima intendo quello che c’era dieci anni prima. Ad esempio; Venon si! Deep Purple no! Netto, senza ombra di dubbio. Poi con il tempo fortunatamente si cambia e si rivalutano anche i Deep Purple (risate!).
Ritornando alla tua domanda. Tutto era concentrato sul presente, sulle cose che nascevano. Un gruppo faceva un primo album e io lo ritrovavo sulla copertina delle riviste musicali. Oggi ci sono un milione di gruppi che fanno un primo album e sulla copertina delle riviste trovo Jimi Hendrix. Va bene, ma assumiti la responsabilità di una scelta. Ti occupi di musica? Ci sarà una cosa tra sto milione di cose che ti piace. Non le hai ascoltate tutte? Sticazzi! Tra quelle che hai ascoltato di qual è che ti piace e mettila in copertina, perché Jimi Hendrix lo conosco già. Ok, ci sono i ragazzini che non lo conoscono, ma quella si chiama scuola. Facciamo una bella lezioncina su YouTube.
Tanto la rivista con Hendrix in copertina la comprano i quarantenni, cinquantenni. Non gliene frega un cazzo di sapere cosa c’è adesso e chi fa cosa. Questo va a discapito di tutti quelli che fanno qualcosa di nuovo. Se questo atteggiamento ci fosse stato nel momento in cui uscivano i dischi dei Led Zeppelin, non avremmo avuto i Led Zeppelin e neppure i Black Sabbath, i Sex Pistols, tutti quelli che hanno messo qualcosa di nuovo in questa ricetta gourmet che si chiama Rock and Roll.
F.P.: Grazie Giovanni per le tue parole
GS: Grazie a te.