Immensamente Julia (Kent)
di Fabio Pigato
La chiesetta di San Francesco a Schio è il luogo ideale per ospitare il concerto di Julia Kent (se non l’avete ancora visitata, fatelo presto).
Il suo violoncello riesce a traghettare le nostre anime in luoghi che non ci saremmo mai aspettati di visitare.
Con buona pace di Caronte che rimarrà a breve disoccupato.
Ma questa è tutta un’altra storia.
Nonostante il lungo viaggio e la stanchezza accumulata, Julia è disponibilissima e, con una dolcezza che mi lascia incantato, si presta a rispondere a tutte le mie domande.
Ecco l’intervista integrale:
FP: Ciao Julia. Partiamo dall’inizio. Quando hai deciso che il violoncello sarebbe stato il tuo strumento?
JK: Non ho realmente scelto io il violoncello, perché ho iniziato a suonarlo che ero una bambina. Se non ricordo male, intorno ai sei anni. Penso che siano stati i miei genitori a decidere che mi sarei espressa tramite questo strumento.
FP: Adesso dimmi: qual è la tua condizione ideale per comporre musica?
JK: Mi piace essere indipendente e lavorare da sola. Ho collaborato con molti musicisti nella mia vita, ma preferisco lavorare nel mio Home Studio, all’interno di un ambiente che sia profondamente personale.
FP: Durante la fase di composizione, usi, o ti fai ispirare, dai suoni della natura, oppure dai rumori di una città? Intendo, tutto il paesaggio sonoro che ti circonda, tipo: il mare, il bosco, la montagna, oppure il quartiere di una metropoli.
JK: Mi lascio ispirare da tutti i suoni ambientali. Specialmente dai suoni della natura. Penso che abbiano in sé un proprio ritmo. Mi piace il fatto che, ascoltandoli con attenzione, si può percepire una sorta di sinfonia della natura. Ho sempre utilizzato il field recording (registrazioni ambientali). Soprattutto nelle mie prime composizioni. Adesso quando li utilizzo però, li processo e li trasformo in modo da creare una struttura di sottofondo per i miei brani.
FP: Come riesci a bilanciare: elettronica, minimalismo e il violoncello, creando una struttura che funzioni?
JK: Oh grazie! Spero di esserci riuscita. Parto sempre da una melodia di violoncello, cercando successivamente di introdurre altri elementi.
Usando l’elettronica ho la possibilità di amalgamarli mantenendo la tonalità del brano, cambiarli parzialmente e metterli insieme, in quello che potremmo chiamare un piccolo contenitore. Sono contenta che la tecnologia ci aiuti a fare questo.
FP: Julia, tu hai composto diverse colonne sonore di film. Io adesso invece ti chiedo: di quale libro ti piacerebbe scrivere le musiche?
JK: Molto interessante. Amo Nabokov, specialmente Ada or Ardor. Penso che sarebbe un film incredibile e mi piacerebbe comporre la colonna sonora.
FP: Ora ti faccio l’ultima domanda. Pensi che ci sia qualcosa in comune tra istinto e improvvisazione?
JK: Questa è una domanda interessante. Si, c’è una connessione. L’improvvisazione è qualcosa in cui entrano in campo anche le emozioni e questo ci porta all’istinto. Ovviamente anche la tecnica è coinvolta se si vuole creare una melodia. Però sì, credo che le due cose siano collegate.
Grazie Mille Julia per la tua pazienza.
Schio, 16 Settembre 2022