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Intervista con le O-Janà

Storie nascoste in Paesaggi Onirici

Intervista di: Fabio Pigato

Incontro le O-Janà (Alessandra Bossa e Ludovica Manzo) in un caldissimo pomeriggio di luglio. Mi aspettano sedute su di un divano rosso, al primo piano del Teatro Astra di Schio, prima del loro concerto organizzato dal Centro Stabile di Cultura.

Quello che mi colpisce  appena le vedo è la loro sintonia. Si capiscono senza parlarsi e una può tranquillamente completare le frasi dell’altra. Un’intesa la loro, difficile da creare, anche per dei musicisti professionisti con molti anni di concerti alle spalle.

Questo è sintomatico di una sensibilità al di fuori dell’ordinario, che le accomuna entrambe.
Ecco  cosa ci hanno raccontato:

FP: Partiamo dal vostro nome. Ho scoperto che significa strega in dialetto napoletano. Come mai l’avete scelto?

AB: Innanzitutto perché io e Ludovica siamo entrambe di origine napoletana. Abbiamo deciso di partire da quel nome, tagliandolo e cambiandolo. Aggiungendo anche un accento particolare. Questo è quello che facciamo con la nostra musica, con l’elettronica, la registrazione di suoni e le melodie che processiamo e riprocessiamo. Abbiamo adottato lo  stesso principio per formulare il nome e adesso lo stiamo usando da circa una decina d’anni.

FP: Ascoltando per la prima volta Inland Images ho trovato difficile descriverlo. Mixate elettronica, pianoforte preparato e melodie vocali molto intense. Volete aiutarci a capire meglio il vostro genere musicale?

AB: Le radici musicali mie e di Ludovica partono dal Jazz, dalla musica classica e dall’ improvvisazione. Abbiamo passato insieme molti anni improvvisando. Inoltre entrambe nutriamo un amore per la melodia. Tutte queste cose si sono intrecciate insieme e hanno formato una sorta di ibrido che è la nostra musica.

Quando ci chiedono il genere…non ci siamo. Non ce lo dovete chiedere e basta. (risate!).

FP: Nella vostra Bio c’è una frase che mi ha colpito molto (non conosco l’autore, altrimenti lo avrei citato)

“Storie nascoste in Paesaggi Onirici”

Volevo sentire una di queste storie.

LM: Allora: Una è la storia di una persona che entra da un macellaio cercando una cosa che non può trovare; una persona amata. Il macellaio sta stagliando molto finemente dei pezzetti di manzo. Poi entra in un caffè, cercando una macchina rossa luccicante, che possa portarla verso una luna color latte.

Sempre la stessa persona entra in una grande lattina che spacca le montagne, per arrivare fino ad un’isola. La lattina fa un rumore di squittio di scoiattolo. Allora si rende conto di sembrare, nel fare queste cose, stupida come potenzialmente potrebbe essere l’iconografia della bionda che sventola la bandiera alla fine di una gara di macchine da corsa. Non è detto che sia stupida quella bionda, quindi…

Ecco, questa è una storia onirica.

FP: Immaginatevi di avere a disposizione un cachet stellare. Potete scegliere qualsiasi regista per creare delle immagini che rappresentino la vostra musica. Chi scegliereste?

LM: La mia risposta è scontata: Werner Herzog, per l’immaginario che crea e per la scelta delle musiche nei suoi film.

FP: Comincio a capire la storia della lattina che spacca le montagne (Fitzcarraldo, cit.)

LM:Certo, può essere un immaginario. Devo sforzarmi per dirtene uno solo, sarebbero tanti. Però dai, mi tengo questo.

AB: Io voglio David Lynch! Troppo facile. Chissà se gli andrebbe bene la nostra musica. Se riuscissimo ad essere ancora più inquietanti magari ci direbbe di si.

Tra gli italiani invece mi piacerebbe Guadagnino. Alcuni suoi film mi hanno ispirata.

FP: Bene. Grazie per il vostro tempo. Siete state molto gentili.

LM, AB: grazie a te.

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