di Fabio Pigato
Alessio apre bocca e si rimane di sasso. La sua cultura e la sua arte oratoria spiazzano l’interlocutore di turno. Bisognerebbe avere una settimana di tempo per poter approfondire tutti gli argomenti trattati nella sua musica.
Il loft al primo piano della Fabbrica Alta, con il suo smisurato spazio, favorisce le conversazioni ampie. La luce entra vigorosa dalle finestre che sono su entrambi i lati (guardate il video per farvi un’idea). Alessio apprezza l’ambientazione. È di buonumore e quindi iniziamo con l’intervista.
FP: Ciao Alessio. Pioggia, vento e mare. Elementi atmosferici, vettori di molte emozioni, lontani dai luoghi comuni a cui spesso vengono associati. Ce ne parli?
AM: questi sono dei medium narrativi, per veicolare tanti contenuti diversi. Quindi si prestano ad essere delle metafore.
Sarebbe da fare un discorso per ogni album. Se vogliamo parlare dell’ultimo, diciamo, la pioggia è metafora della variabilità del destino e delle grandi possibilità esistenziali. C’è un riferimento alle monadi di Leibniz e al Multiverso. Servono un pò per dialogare di due principi fondamentali della vita, che sono il tempo e lo spazio.
FP: Continuiamo a parlare della pioggia. Per chi, come me, ha studiato solamente le poesie dello Spleen di Baudelaire, la pioggia ha un significato negativo. Mentre tu la usi come un vettore che veicola diverse emozioni, anche positive.
AM: Sì, ha anche un significato positivo. Perché la pioggia può essere qualcosa da temere, come negli ultimi giorni. Oppure qualcosa da auspicare, come quest’estate. Allo stesso tempo, può essere una metafora di quelle che sono le nostre: infinite possibilità esistenziali.
FP: Io la vedo anche come una cosa democratica che cade sulla testa di tutti.
FP: Tu sei un insegnante (di filosofia). Pensi che la musica possa servire come metodo di insegnamento per avvicinare i giovani studenti alla letteratura o all’arte e fornirgli stimoli e interessi?
AM: Assolutamente sì. Io uso spesso la musica, non la mia, in classe.
Perché è una terra di confine che ospita un linguaggio comune tra me e loro. Riesce a colmare, in qualche modo, la distanza generazionale.
Ad esempio tramite la musica abbiamo potuto riflettere sulla menzogna che porta la parola secondo Gorgia. Ho chiesto loro di portare come esempio delle canzoni, in cui la parola può essere incantatrice e menzognera per farci credere cose che non esistono.
FP: Cito Godard che è mancato in questi giorni. Lui diceva che quando si tratta di sentimenti, ogni volta che proviamo a descriverli ne perdiamo una parte per strada. Se ne deduce che l’empatia sembra essere l’unico modo per trasmettere a pieno un sentimento. Questo si ricollega a quello che hai appena detto.
AM: Certo. Come hai detto giustamente, non si può trasmettere qualcosa senza perderne una parte, che quindi è una forma di menzogna di per sé. Però è anche l’unica che abbiamo a disposizione.
FP: Nel tuo brano “Un chrononaute de Paris” parli di depressione. Argomento che non viene spesso trattato. Anzi ultimamente ci sono anche alcune persone che tendono a colpevolizzare il malato, come se se la fosse cercata. Cosa ne pensi?
AM: La depressione, complice anche il lockdown è un fenomeno in espansione tra i giovani e i giovanissimi. Un problema reale, che spesso viene generalizzando, non classificato come una malattia o un disturbo, ma un’inclinazione personale del carattere e una bassa predisposizione nell’affrontare la vita. Questo è un testo di fantascienza che fa riflettere sul fatto che si può lavorare su sè stessi. Per rimanere in argomento di patologie, la prossima settimana uscirà un mio brano, commissionato dall’Associazione Nazionale Narcolettici, in cui faccio informazione riguardo a questa raro disturbo. Ricollegandomi alla tua domanda di prima, penso che la musica possa essere portatrice di messaggi e anche di informazioni.
FP: L’ultima domanda. Paesaggio e ambientazione storica. Come fai ad integrarli insieme?
AM: Per riuscire a far sì che l’ascoltatore entri in empatia con il cantautore, è fondamentale costruire un mondo abitabile per lui. Deve avere una contestualizzazione storica, uno spazio e un tempo definito e che all’interno di questo si possa collocare un personaggio. Descrivere e dipingere con le parole un contesto paesaggistico. Così è più facile immedesimarsi nei personaggi e veicolare dei sentimenti e dei contenuti.
Grazie per le belle parole che ci hai regalato.
Schio, 17 Settembre 2022