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CSC Produce

Roberto Dani
Forme Sonore Ensemble
INCANTO

Forme Sonore Ensemble nasce nel 2018 e rappresenta una delle pagine più significative dell’omonimo laboratorio sull’improvvisazione ideato e diretto da Roberto Dani.
Forme Sonore, Procedimenti compositivi in  un campo di forme aperte, è un ciclo di incontri di carattere interdisciplinare  che riunisce annualmente musicisti e artisti da tutto il territorio nazionale.
Giunto nel 2023 alla sua quindicesima edizione, rappresenta tutt’oggi un vivace terreno di indagine sulle possibili relazioni tra improvvisazione e scrittura, tra gesto e suono.

Formazione

Roberto Dani – batteria
Cecile Delzant – violino
Maria Borsato – sintetizzatori
Paolo Guarneri – tastiera
Andrea Fabris – batteria
Paolo Possidente – batteria ed elettronica

Tracklist

1 – in memoriam 09:08
2 – incanto 10:05
3 – cul-de-sac 07:46
4 – attese 07:30
5 – ritorni 05:37
6 – mobiles 12:00
7 – vicino lontano 05:56

Registrato il 19 dicembre 2021 presso magister recording area, Preganziol, Treviso.
Tecnico del suono: Valentino Tessaro
Mastering: Francesco Blasig, east land studio

In copertina: Don Quixote di Danijel Zezelj (particolare)

Roberto Dani_incanto

L’ immagine del grande quadro appeso mi accompagna tuttora.
Come una visione, difficilmente scompare.
Negli anni ho immaginato un connubio ideale tra improvvisazione e scrittura, tra libertà (poca) e rigore (molto).
Mi sono concentrato sulla relazione tra le due, intuendone l’indispensabile legame.
Così è nato Forme Sonore, un laboratorio che per quindici anni ha riunito musicisti e performer da tutta la penisola.
L’avventura è iniziata proprio al cospetto di quel grande pannello, nato anch’esso nella fucina artistica del  CSC, Centro Stabile di Cultura.
Non a caso immagini e suoni si incontrano nuovamente in questo disco: un frammento del Don Quixote di Danijel Zezelj introduce una delle pagine sonore più rappresentative di una storia che ancor oggi continua, in altri luoghi.L’immaginazione o meglio la visione, è  tutto.Questo lavoro è dedicato a Renato, che insieme ad altri visionari ha un giorno appeso quel quadro.

Roberto Dani

Pangolinorchestra
EX-PERIMENTO #5″

EX-PERIMENTO #5″ della PANGOLINORCHESTRA è la seconda produzione in ambito musicale per il CSC in collaborazione con Stella Nera ed Idee Nere. Registrato nel 2007 presso il CSC – Centro Stabile di Cultura.

…Pangolinorchestra sta alta nella playlist 2007.
E chissà se è la volta buona che un pubblico appena un pò più vasto di quattro lucidi disperati si accorga di quella che, insieme alla Confraternita Felice Pesavento, costituisce la realtà (fantasia?, utopia?) più importante della musica italiana.

Blow Up ottobre 2007
Formazione

La PANGOLINORCHESTRA è:

Gi Gasparin (Trio Carpets, Sgrenaisade Quintet) – chitarra, voce
Giorgio Manzato – basso
Jacopo Andreini (L’Enfance Rouge) – sax
Lucio Bonaldo – batteria
Andrea Caprara (Tanake) – sax
Enrico Antonello – tromba
Roberto Fega – elettronica
Giuliano Tremea – voce
Adalberto Bresolin – sax
Stefano Porro – batteria

Tracklist

1 – Banca Donnini
2 – Most Fires Start Small
3 – kqzy
4 – Come tuo figlio
5 – Per Domenico Morelli
6 – Vestitevi
7 – Bala balotta
8 – Svedese disteso
9 – Addosso
10 – Spic & Spanish

Blow Up@Dionisio Capuano
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Mentre nelle barriques della cantina di casa stanno acquistando sapore una decina di album dove fa capolino sempre Gi Gasparin (non un capopopolo, ma un addensatore gentile e recalcitrante di energie); mentre trionfa tutta la mia accidia, finalmente è stato edito in supporto argenteo un disco della Pangolinorchestra. 
Disco con ciliegine, perchè della partita sono pure Roberto Fega e Jacopo Andreini. (Entrambi ebbero a che fare con Gasparin in quel di Rivara, per Blog On Rimbaud, kermesse di spermi sonori creativi, tanto trascurati all´occasione quanto fertili di figlioli degni di nota: leggetevi cosa dice Wire di Free For(m) Rimbaud).
Ex-perimento #5 non può certo sintetizzare e metter ordine nel magma inventivo di tale ciurma variabile, ma qualcosa di altrettanto importante lo fa. Attesta che non si tratta di avventizia naiveté musicale italiota ma d’un progetto con forte temperamento e controllo dei processi che dà i punti anche ad Actis Dato (Banca Donnini, Svede Disteso), spezza le ossa all’ubu-free-rock (Kqzy), al jazz in opposition (Come tuo figlio), alle funeral marches (Per Domenico Morelli).
Esaltante, e più del solito, anche nelle invenzioni linguistiche (Balla Ballotta è da circo acido), Pangolinorchestra sta alta nella playlist 2007.
 E chissà se è la volta buona che un pubblico appena un pò più vasto di quattro lucidi disperati si accorga di quella che, insieme alla Confraternita Felice Pesavento, costituisce la realtà (fantasia?, utopia?) più importante della musica italiana. (8/8)
SANDS.ZINEx e. g. (no ©)
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«Il Demiurgo si innamorò di materiali sperimentati, perfezionati e complessi; noi daremo la preferenza alla paccottiglia. E questo semplicemente perché ci affascina, ci incanta il basso costo, la mediocrità, la volgarità del materiale.»(da “Le botteghe color cannella” di Bruno Schulz) Il pangolino è un mammifero ma sembra tutt’altro: un misto fra carciofo, ananas, formichiere, armadillo e bradipo se può bastare. Roba da bestiario delle assurdità. 
Allo stesso modo la Pangolinorchestrà è un ibrido fra banda paesana, ICP-tet, Liberation Music Orchestra, AlbertAylerBand, JimiHendrixExperience, N.E.E.M., screaminjayhawkinserie, jannaccerie e benninkerie assortite.
 “Ex-perimento #5” – registrato presso il “Centro Stabile di Cultura” di San Vito di Leguzzano e prodotto dallo stesso Centro in cooperazione con Idee Nere e Stella*Nera – dà una buona immagine di una band il cui forte dovrebbe essere l’azione diretta da sopra il palco. 
In coscienza di ciò non vi sono tentativi di dare una strutturazione troppo rigida alla materia, la registrazione è stata probabilmente fatta in presa diretta, e lo scorrimento è fluido e libero.
 Per Banca Donnini e Most Fires Start Small vengono ringraziati rispettivamente Francesco Donnini e Mat Pogo, ma in fede non saprei dire qual è stato l’apporto dei due alla composizione di detti brani.
Tutto il resto è comunque frutto delle ‘penne’ di Gasparin e Bresolin, con contributo collettivo per quanto riguarda gli arrangiamenti.
Il risultato, tenendo conto che non si tratta di una formazione in pianta stabile e che più o meno tutti i protagonisti sono di norma indaffarati in altre traiettorie, è più che buono, seppure manchi quel piccolo quid per poter parlare di disco imprescindibile.
 Forse qualche ‘cazzeggio’ poteva essere evitato, ma i ‘cazzeggi’ fanno chiaramente parte del gioco e chiedere a simil ‘marmaglia’ di non ‘cazzaggiare’ è un po’ come chiedere al prete di dir messa senza la predica. e.g.
Musica JazzBazzurro
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Disco consigliato dalla rivista Musica Jazz Fin dal maestoso attacco di violoncello che apre Night:Train – dominata da un clima fortemente evocativo, molto “contemporaneo”, con un interscambio dai toni scuri e pastosi – i momenti di altissima musica sono assai numerosi in questo splendido Cd.
Aperta dal solo Dani (autore di quattro temi, mentre il compagno ne firma cinque), la minisuite Nord Sud cristallizza poi attorno al doloroso archettato di Friedlander, che passa quindi al pizzicato in un alternanza che percorre tutto il disco, anche se è forse con l’arco che raggiunge le vette emozionalmente più pregne.
Accade per esempio nel lancinante avvio di Grattage:Spiral, nella cui seconda parte, in appoggio al pizzicato magro e cogitabondo, Dani rivela una volta di più tutta la sua raffinatezza (è uno dei batteristi più aperti e creativi, ben oltre il panorama mazionale), materializzandosi in una presenza appena avvertibile – poco più di un respiro – quanto incisiva (anzi, incidente).
Dopo il vitale Bedlam (e quasi quaranta minuti di musica densa di sostanza quanto di vaporosa, solenne impalpabilità), la tensione creativa sembra avere un piccolo scarto, come una scossa di assestamento, che abbraccia i quattro più brevi episodi che seguono, fin quando Face Time:Bite, di nuovo in possesso di un notevole piglio (che non va inteso come vigore), chiude in bellezza un album la cui produzione piuttosto carbonara (quanto, evidentemente, coraggiosa) si spera non impedisca la diffusione che assolutamente merita.
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Erik Friedlander e Roberto Dani
SCHIO / DUEMILAQUATTRO

Il cd Schio/duemilaquattro è l’integrale del concerto dal vivo in duo con Roberto Dani ed Erik Friedlander tenutosi a Schio presso la chiesa di S. Francesco il 5 novembre 2004, prodotto dall’associazione Centro Stabile di Cultura CSC e pubblicato dall’indipendente Stella Nera di Montegrotto Terme (Padova) www.anarca-bolo.ch.

 

Tracklist

1 – Night:train (7:14)
2 – Nord sud (12:21)
3 – Grattage:spiral (10:15)
4 – Bedlam (7:12)
5 – Trolls (4:48)
6 – Sway:cistern (3:34)
7 – Cambiamento (5:06)
8 – Marcesina (4:17)
9 – Face time:bite (3:15)

All About JazzEmiliano Neri
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L’ambiente trasuda devozione. L’alto soffitto che si perde nel buio. Le alte pareti dipinte da cui pallide figure rispondono allo sguardo. Il denso silenzio rotto da qualche spudorato scricchiolio dei banchi di legno, ineluttabilmente orientati verso il punto più sacro.
Ma il rito cui si presenzia – perché di rito si tratta – è affare eminentemente umano, non divino; e i due protagonisti dell’Annunciazione, lassù sulla volta, vegliano bonariamente su una delicata liturgia che mira a invocare, accogliere e trattenere uno spirito fra i più fugaci, il Suono.
Come ogni rito, anche quello qui officiato vive dell’incontro fra uomini. Ma contrariamente al solito questo rito non è graziato dall’abitudine, non si basa su formule ripetute e tramandate uguali a se stesse. Questo rito nasce attimo per attimo; richiede un abile studio, un’attenzione portata allo spasimo verso ogni minima reazione, perché solo questo garantisce l’accesso al mistero del suono più puro. Ed è così che Erik Friedlander e Roberto Dani condividono per la prima volta la loro esperienza musicale: annusandosi da lontano, tendendosi la mano, offrendo appigli ma anche mosse false. Osando. Ben sapendo di poter rischiare tutto perché condividono quanto v’è di più essenziale nella prassi musicale: il rispetto per il suono in sé, a prescindere dalla materia concreta che si va a costruire in un dato momento. Diamo uno sguardo da vicino ai due officianti.
Da un lato un vero musicista – Erik Friedlander (la sera prima già di scena – in solo – nello stesso spazio) – che sa coniugare magistralmente il rigore dell’esecuzione della pagina scritta all’ardente inventiva garantita da un’improvvisazione che sa declinarsi in infiniti modi, sino alla libertà più totale; che impregna la sua musica di un’eleganza tutt’altro che formale, riuscendo a cogliere il valore fondante di ogni singola espressione sonora.
Dall’altro lato un performer a tutto tondo – guai a chiamarlo semplicemente batterista! Roberto Dani dimostra sempre più, ad ogni nuovo ascolto, di aver raggiunto una lucida e personale maturità espressiva fondata su di una poetica del gesto che si traduce nell’esaltante trattamento di una materia sonora pulviscolare che vive di frammenti e screziature timbriche in cui non è il ritmo a contare ma l’immaginifico disegno complessivo, un sottile arabesco in cui la componente visiva è fondamentale, non essendoci soluzione di continuità fra movimento del corpo e suono prodotto perché, in definitiva, i gesti di Dani si risolvono in musica anche se si rivelano silenziosi. Un simile incontro non può che ridestare speranza nella salute della Musica. Il dialogo fra i due dà vita a un canto senza posa, perché non necessita di sosta; aperto ad ogni grado alle molteplici influenze di cui può nutrirsi una reale ed effettiva world music, che aspira ad essere universale non parlando nessuna lingua naturale se non quella puramente vibratoria del suono.
Ed è il suono il vero protagonista, plasmato come un flebile alito da due musicisti che hanno dato prova di averne forzato il mistero; esaltato dal magnifico spazio di un edificio che si è rivelato un indispensabile comprimario, nel suo amplificare ogni minima sottile variazione sonora, ogni colore, ogni armonico parassita del grandioso rituale che ha ospitato.
Blow UpDionisio Capuano
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L’incontro tra il violoncello di Friedlander e la batteria di Roberto Dani risuona a pelle come una notizia importante, la narrazione d’un racconto rivelatorio. Come un avvertimento. Prende le movenze d’un ballo-esorcismo tra le macerie della resistenza. L’equilibrio partitura-improvvisazione ed il vestire, finalmente in modo degno, la melodia – un’onda che dal madrigale arriva a Kent Carter, all’Holland di Seasons Cycle (Night:Train) – rendono “Schio/Duemilaquattro” straordinario, nell’etimo della parola.
La scrittura di scena raggiunge livelli di sacrale bellezza e riesce a farsi canto.
Nell’incipit di Nord Sud, denso dei bagliori dei piatti, una melodia pizzicata tremola tra cembali e sonagli e quasi si concede senza difese alla “tradizione popolare” che s’agita sui tamburi.
Grattage: Spiral segna uno dei momenti più emozionanti del disco: struttura trinaria tesi-antitesi-sintesi, una prima parte dove il violoncello grida e piange, un’adagio che accompagna il dolore, e la pietas d’un canto che s’eleva dall’archetto e trascina Dani a invitare la morte ad un girotondo. L’ars drammatica del duo percorre le strade dell’umore espressionista: blues per il viaggiatore notturno, una fuga dal klezmer (Bedlam) con le percussioni che evocano diaspore per sentieri sconnessi; il rovinare degli assetti ritmici in nuovi equilibri dinamici sostenuti da un refrain di violoncello che non si chiude (Cambiamento). Si fa spazio al silenzio, terzo esecutore di Marcesina, creatura ombreggiata di pause e sospensioni. Che sono là, dove due uomini condividono per la prima volta la loro esperienza musicale: annusandosi da lontano, tenendosi la mano offrendo appigli ma anche mosse false (Emiliano Neri).
Un disco prezioso e bello come il sangue. (7/8)
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produzioni_schio-duemilaquattro_roberto-dani-erik-friedlander

“Un disco prezioso e bello come il sangue.”

Blow Up giugno 2006

"Un simile incontro non può che ridestare speranza nella salute della Musica”

All About Jazz

“…un album la cui produzione piuttosto carbonara (quanto, evidentemente, coraggiosa) si spera non impedisca la diffusione che assolutamente merita”

Musica Jazz

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