All about Jazz
Upupe, Farfalle autoprodotto dallo Sgrenaisàde Quintet è un album di sorprendente freschezza, più sul versante dadaista che non su quello surrealista. Il gruppo è del tutto sconosciuto e loro stessi hanno parecchi dubbi sull´origine e sul significato del loro nome (anche se non nascondono che il Divin Marchese c´entra qualcosa), ma questo non è poi così importante. Quello che conta è l´alto tasso di lucida follia che emerge da questi quindici brani, tutti originali, presumibilmente firmati dai vari componenti del gruppo (la brutale fotocopia che fa da copertina al promo non lo specifica). Sono della partita Adalberto Bresolin (sax tenore e percussioni), Enrico Antonello (tromba, percussioni e voce), Gi Gasparin (chitarra elettrica, percussioni e voce), Luigi Furlan (basso elettrico e percussioni) e Stefano Porro (batteria e percussioni). L´album è stato registrato a marzo del 2003 ed è presumibilmente tuttora in attesa di un editore (in caso, sono disponibili copie su richiesta, contattando il trombettista a questo indirizzo di posta elettronica: brother@goldnet.it). La musica è un riuscito blend, molto jazzato, di influenze diverse, che vanno dalla musica circense al punk, con un´ottima capacità di amalgama. Non ci sorprenderebbe troppo scoprire che questi cinque musicisti adorano il Willem Breuker Kollektief e altre band europee a cavallo fra avanguardia e rock un po´ demenziale. Probabilmente anche il primo Frank Zappa rappresenta un modello di riferimento ben assimilato. Lo strumento che sembra essere al centro del loro mondo è certamente il sax di Bresolin, sempre attento a scappare via dai riff pestiferi che caratterizzano molte parti di questo album, sempre pronto a citazioni beffarde ("Un Cuore Matto" su tutte), sempre tagliente e abrasivo al punto giusto. Anche la chitarra di Gasparin è lucidamente presente e si tira dietro la ritmica, sempre spezzettata e pronta a reinventarsi. La tromba di Enrico Antonello pare voler rappresentare un elemento di riflessione e di distacco, ma è assolutamente importante nella trama complessiva, proprio per dare profondità al lavoro del gruppo. Nel calderone complessivo emergono anche parti vocali misteriose e suggestive, un ulteriore colore strumentale che rimette tutto in discussione. Altro giro, altra corsa.
Maurizio Comandini.
Kronic.it
Etno-jazz e sacra follia.
Provate ad immaginare il Vinicio Capossela più folle ed ubriaco lanciato senza alcun freno in un album di matrice jazz in compagnia degli Zu o degli Anatrofobia. Ecco: questo è più o meno lo scenario che delinea lo Sgrenaisàde Quintet in questo album intitolato "Upupe, Farfalle..."
Settanta minuti in cui l`anima jazz del quintetto si lascia travolgere da valzer ubriachi, folli marcette balcaniche, brevi dilatazioni dal sapore avant-jazz ed inaspettate accelerazioni che delineano i contorni di danze scatenate. Un lavoro assolutamente imprevedibile che si lancia senza paracadute fra ritmiche irrefrenabili, fiati indiavolati ed una voce schizofrenica che si inserisce solo di tanto in tanto farneticando frasi quasi sempre incomprensibili.
Certo la lunghezza dell`album rende pressoché impossibile un ascolto attento e continuo dalla prima all`ultima nota, ma le tracce dei "Upupe, farfalle" non annoiano nemmeno per un secondo e lasciano l`ascoltatore completamente stordito e frastornato dalla sacra follia del bravissimo quintetto veneto. Ottimi musicisti ricchi di idee, coraggio e voglia di divertirsi senza limiti e senza freni.
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